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Robot umanoidi: opportunità per gli investitori?
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Articolo di Alessandro Pedone
22 maggio 2024 12:05
 
Si fa un gran parlare di intelligenza artificiale ormai da tanto tempo. Da circa due anni dedico, mediamente, almeno un'ora al giorno ad aggiornarmi su questo tema e noto che la maggioranza di chi ne parla non coglie l’elemento centrale: la convergenza della tecnologia relativa ai nuovi robot con l’intelligenza artificiale. Sarà proprio da questa convergenza che vedremo l’impatto maggiore nella nostra vita di tutti i giorni. In questo articolo desidero portare alcune informazioni a cui ho visto dare troppo poco rilievo sui mass media spiegando perché è così rilevante. 

Le conseguenze più pratiche, sul piano degli investimenti finanziari, le affronteremo Mercoledì della prossima settimana, 29 maggio alle ore 17:30,  insieme a Massimo Scolari, presidente di AscoFind, l’associazione delle società di consulenza finanziarie indipendenti, all’interno di un webinar che illustrerà una strategia d’investimento sull’intelligenza artificiale. Invito i lettori di questi articoli che non l’avessero ancora fatto ad iscriversi perché ci sarà la possibilità di fare domande in diretta e di ricevere il foglio di calcolo che simula la strategia ipotizzando di averla applicata nel settore di Internet all’inizio di quella rivoluzione (circa 25 anni fa). 
 
Cosa cambia con i nuovi robot
Perché Apple ha presentato il primo smartphone nel 2007 e non non nel 2005 o nel 2010? Semplicemente perché una serie di tecnologie indispensabili per lo smartphone (microprocessori, touchscreen, batterie) erano diventate sufficientemente mature da consentire la produzione di massa di uno strumento del genere a costi accettabili. 

Proprio mentre scrivo sta accadendo la stessa cosa con i nuovi tipi di robot. Prima di tutto chiariamo cosa intendiamo con “nuovi robot”. Il concetto di robot esiste da tantissimi anni, ci riferiamo a robot industriali ovvero a macchinari che svolgono compiti estremamente specifici all’interno di ambienti progettati appositamente per loro, nei quali gli esseri umani non devono essere presenti. Basta che l’ambiente si modifichi di poco e questi robot non sono più in grado di svolgere il loro compito. Esiste un ETF tematico che si occupa proprio di questo genere di automazione.  È sicuramente un tema interessante, ma non ha niente a che vedere con i nuovi robot di cui parlo in questo articolo. La differenza fondamentale è che questi nuovi robot opereranno nello stesso ambiente degli esseri umani e sono generalisti, cioè potranno svolgere tutti i compiti che è in grado di svolgere un essere umano. 

Sono principalmente 4 le nuove tecnologie che stanno rendendo possibile ciò che anche solo 5 anni fa veniva considerata fantascienza, o al massimo costosissimi esperimenti da laboratorio:
1 - Gli attuatori elettrici. Gli attuatori sono i corrispondenti dei muscoli umani. Solo recentemente abbiamo motori elettrici al tempo stesso così piccoli, potenti ed efficienti (anche in termini di costi) da poter emulare un corpo umano, almeno nei suoi meccanismi grossolani.
2 - I sensori. Anche in questo caso, negli ultimi anni abbiamo fatto un progresso enorme in tutta una serie di sensoristica (dalle telecamere, ai sensori di pressione ed inclinazione, passando per accelerometri, lidar, microfoni, ecc.). I progressi non sono solo nella capacità, ma soprattutto anche nell’economicità di questi sensori i cui costi sono oggi dieci volte inferiori rispetto a quelli di solo pochi anni fa. 
3 - Batterie. La densità di energia per kg di batteria è aumentata enormemente negli ultimi 10 anni (complice anche tutta la ricerca che si è fatta per le auto elettriche) e sta continuando ad aumentare. Senza questi sviluppi, solo cinque anni fa, un robot umanoide sarebbe rimasto in piedi per meno di un’ora. Oggi abbiamo robot umanoidi che stanno in piedi anche 8 ore.  
4 - Software e microprocessori. La tecnologia di gran lunga più importante riguarda però il “cervello” di questi nuovi robot. L’intelligenza artificiale, resa possibile anche dall’evoluzione nei microprocessori, consente a questi dispositivi di “comprendere” l’ambiente circostante ed adattare i comportamenti. 

Grazie alla convergenza dello sviluppo della tecnologia in questi 4 settori, per la prima volta nella storia dell’umanità, possiamo costruire delle macchine che replicano una quantità potenzialmente infinita di compiti che precedentemente richiedevano un essere umano per essere svolti. Grazie a questa tecnologia viene a crollare il principale caposaldo di tutta l’economia: il lavoro.  Nei prossimi 20/30 anni dovremo ripensare completamente il concetto stesso di lavoro. Si dovrà distinguere tra lavoro ed esecuzione di singole attività. Il lavoro è un concetto tipicamente umano che comprende il concetto di responsabilità, carriera, identità, scopo, ecc., e quindi si può dire che in tal senso i robot “non lavorano”. Essi svolgeranno tutta una serie di attività in base ad input forniti da esseri umani, ma non faranno carriera, non perseguiranno uno scopo ampio, diverso da quello implicato nell’esecuzione di quel singolo compito, e non saranno direttamente responsabili delle conseguenze del loro operato (altri esseri umani o organizzazione di essere umani lo saranno). 

Quanto è vicina questa rivoluzione?
Ancora troppi sono convinti che i robot umanoidi siano qualcosa che appartiene al mondo della fantascienza. Pensano che non li vedremo nella nostra vita quotidiana, almeno non in un arco di tempo significativo per la propria vita. Probabilmente anche tu, caro lettore, appartieni a questo gruppo di persone. Per questo ti invito ad approfondire ciò che alcune aziende hanno già fatto, stanno facendo in questi mesi ed hanno in programma di fare in futuro. 

Cina e Stati Uniti, ovviamente, sono le nazioni che sono più avanti in questa tecnologica. In Cina c’è un’azienda che si chiama Unitree la quale ha presentato G1,  un piccolo robot umanoide,  che venderà a 16 mila dollari! Si può vedere in questo filmato promozionale dell’azienda.
La commercializzazione di questo robot deve ancora essere fatta, ma Unitree attualmente ne vende uno più grande, il modello H1,  a circa 150 mila dollari, ed una serie  a 4 gambe pensati per svolgere compiti in ambienti pericolosi per gli esseri umani, oppure come semplici “giocattoli” relativamente costosi (il più economico costa meno di 2.000 dollari). 

 Un’altra azienda cinese molto interessante, una start-up costituita appena l’anno scorso, è RobotEra (da non confondersi con il progetto di metaverso). Sono più indietro rispetto ad Unitree, ma è impressionante vedere cosa sono riusciti a fare in così poco tempo. 
 Per quanto riguarda gli USA, la prima azienda da citare in questo campo è senza dubbio Tesla. L’idea è stata presentata nel 2021 all’interno di un evento dal nome AI Day. Il nome del progetto è Optimus.  Al momento del lancio praticamente nessuno ha preso seriamente la cosa, le principali reazioni erano di ilarità. Nel 2022 è stato presentato il primo prototipo che era appena in grado di camminare. Ed anche in questo caso le reazioni sono state di scherno. Nel 2023 è stata presentata la prima versione funzionante che era in grado, ad esempio, di ordinare per colore degli oggetti da disporre in un contenitore ed anche maneggiare oggetti fragili come un uovo grazie ai sensori tattili disposti sulle dita. Quest’anno è stata presentata la seconda versione di Optimus con notevoli progressi sia sotto l’aspetto dell’hardware che, soprattutto, le capacità derivanti dal software. 

Tra le più accreditate concorrenti di Tesla nel mondo dei robot umanoidi c’è sicuramente Figure AI. L’azienda ha ricevuto centinaia di milioni di dollari di finanziamenti da aziende del calibro di Amazon, Microsoft, Nvidia e OpenAI). La collaborazione con OpenAI fornisce al loro progetto quel “cervello” che sarà la caratteristica più rilevante di queste macchine con le quali parleremo esattamente come si parla con un essere umano. 
Questo video, che ho già mostrato in altri articoli, evidenzia proprio questo aspetto. 
 Nel precedente articolo  ho parlato di Chat GPT4o e della sua capacità di “parlare” inserendo nel paraverbale tutti quegli elementi (pause, tono, esitazioni, inflessioni, ecc.) che rendono la conversazione indistinguibile rispetto a quella fatta con un essere umano, proprio come è ormai molto difficile distinguere il testo prodotto da ChaGTP rispetto a quello scritto da un essere umano. Pensiamo a cosa accadrà quando questa tecnologia sarà inserita dentro questi robot. 

Una terza società statunitense molto interessante da monitorare è Agility Robotics. Il loro prodotto, Digit,  si distingue dagli altri perché non è proprio generalista, ma è pensato specificamente per lavorare nei magazzini. Non ha una forma umana poiché ha le gambe più simili agli uccelli che agli umani, dal momento che questa tipologia è più adatta a quel tipo di lavoro. Nel video sottostante si può vedere come attraverso l’uso dei modelli di linguaggio è possibile parlare al robot e dargli istruzioni vocali su cosa deve prendere e dove lo deve mettere ed il robot interpreta il comando, avvia una “catena di pensiero” che scompone il comando nelle specifiche azioni che devono essere compiute per eseguirlo e poi lo esegue e valuta se ha fatto tutto correttamente. 
  I cinque progetti qui presentati sono solo alcuni delle decine di aziende che stanno provando a portare questa rivoluzione nella nostra società. Fra le altre ricordo la storica Boston Dynamics, che è stata una pioniera nel campo e recentemente ha presentato un progetto completamente nuovo che utilizza gli attuatori elettrici, al posto di quelli idraulici utilizzati prima. Sono sicuramente da menzionare anche i robot di AppTronic, Sanctuary AI e Xiomi.  In Europa, purtroppo, siamo ancora abbastanza indietro, ma sicuramente meritano di essere citati il progetto spagnolo PAL Robotics e - soprattutto - quello italiano Oversonic.

Come spero si sia compreso, ormai non c’è più alcun dubbio che in un futuro abbastanza prossimo, misurabile nell’ordine degli anni, non dei lustri, vedremo robot umanoidi prima nelle fabbriche ed in una seconda fase nei nostri uffici fino ad arrivare alle nostre abitazioni. 

Le opportunità per gli investitori
Alla fine degli anni ‘90, per una serie di circostanze fortunate di cui ho già scritto in passato, mi sono trovato ad avere un contatto molto diretto ed approfondito con la tecnologia allora emergente: internet. Grazie alla lettura di alcuni libri (fra i quali ricordo in particolare “Net Gain” di Hagel ed Armstrong) compresi che l’internet che stavo sperimentando era una pallida idea di quello che sarebbe diventato, in particolare perché mancava ancora lo strumento hardware che avrebbe fatto fare ad internet un enorme balzo in avanti dal punto di vista dell’utilità: un dispositivo portatile costantemente collegato. Un dispositivo del genere, pur non modificando in niente la tecnologia in sé,  l’avrebbe resa incredibilmente più utile ed avrebbe permesso lo sviluppo di una infinità di servizi molto più utili che non sarebbe stato possibile realizzare se internet fosse stato confinato all’interno dei computer fissi. 

Oggi ci troviamo in una situazione molto simile con l’intelligenza artificiale. L’essenza di questa nuova tecnologia è la separazione tra l’intelligenza biologica e la capacità di agire finalizzata a raggiungere uno scopo. 

Prima dell’avvento del motore, per modificare l’ambiente fisico attorno a noi o semplicemente per spostarsi, a parte pochissime eccezioni come i mulini a vento, erano necessari dei muscoli, umani o animali, comunque biologici. Il motore ha liberato la possibilità di usare una forza diversa da quella biologica. 

L’intelligenza artificiale è una sorta di “motore” che noi possiamo utilizzare per le abilità cognitive. E’ del tutto evidente che, ancora una volta, i computer non sono lo strumento più adatto per sfruttare questa nuova tecnologia.  Il “motore cognitivo” all’interno di un computer, privo della possibilità di interagire direttamente con il mondo circostante, richiede sempre e comunque un essere umano per completare delle attività che l’intelligenza artificiale è in grado di “pensare”.  Abbiamo visto come la convergenza di svariate tecnologie rende oggi possibile produrre a prezzi competitivi lo strumento ideale che libererà la potenza dell’intelligenza artificiale. 

Il miglior approfondimento che ho trovato in rete circa le conseguenze di questa convergenza di tecnologie è scritto dal think tank RethinkX di Tony Seba. Il titolo del paper è: “This time, we are the horses: the disruption of labor by humanoid robots”. Tony Seba è un esperto di tecnologie dirompenti ed utilizza un framework concettuale molto interessante che gli ha consentito, negli ultimi anni, di fare previsioni particolarmente accurate nello sviluppo delle tecnologie come le batterie ed i veicoli elettrici. 

Dal punto di vista degli investimenti finanziari, quando ci troviamo in presenza di rivoluzioni tecnologiche così epocali è molto facile cadere in due generi di errori. Il primo, più frequente, è quello di ignorare la rivoluzione in atto pensando che alla fine non cambierà poi così tanto. Il secondo è quello di tuffarsi a capofitto investendo troppo presto, rischiando di "bruciarsi" la possibilità di beneficiare degli effetti della nuova tecnologia quando è sufficientemente matura. 

Lo scopo principale della strategia d’investimento nell’intelligenza artificiale che ho descritto nei precedenti articoli (in particolare consiglio di leggere questo insieme agli articoli precedenti in esso citati) è quello di provare a cogliere il momento più opportuno per investire cifre significative per il proprio portafoglio. In questa fase, la cosa più importante da fare è tenersi informati costantemente investendo cifre molto piccole. Uno degli assunti cardine di questa strategia è l’ipotesi che dopo una fase di euforia dei mercati finanziari su tutto ciò che riguarda l’intelligenza artificiale, arriverà anche la fase opposta. Ovviamente non c’è nessuna garanzia che questo accada (e la strategia è in grado di dare risultati molto positivi anche se ciò non dovesse accadere), ma lo scenario base è che questo accadrà. La cosa interessante è che quando accadrà la tecnologia sarà molto più matura e sarà molto più facile identificare quelli che saranno i leader del settore. Ad esempio, al momento l’unica azienda investibile che produrrà robot umanoidi è Tesla, ma non è affatto scontato che sia la leader del settore. Magari fra due o tre anni si saranno quotate aziende come Figure AI e queste - specialmente acquistate in un ipotetico scoppio della bolla - potrebbero essere investimenti più interessanti. 

Parleremo di queste e di molte altre cose nel Webinar di Mercoledì prossimo, 29 Maggio 2024 alle 17:30. Iscrivetevi anche per ricevere il foglio di calcolo con la simulazione di questa strategia applicata alle azioni del mondo internet. 
 
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