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ACQUE MINERALI: COME SCEGLIERLE?
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Comunicato 
5 agosto 1999 0:00
 


Roma, 5 agosto 1999. 242 acque minerali per un venduto pari a 3500 miliardi di lire. Un vero affare per un prodotto che viene dal cielo, passa sulla terra, deve essere semplicemente imbottigliato e.... pubblicizzato. Ma come scegliere fra le tante marche che troviamo nel supermercato o dal droghiere?
In effetti -dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc- il consumatore chiede genericamente "acqua minerale", al massimo sceglie quella gassata o liscia. E' come chiedere una bottiglia di vino, differenziando solo il rosso dal bianco. Evidentemente non basta. Certo e' che le etichette non aiutano nella scelta, perche' la composizione viene indicata con una sigla chimica, di difficile comprensione. Il primo dato da leggere e' il residuo fisso, cioe' la quantita' di sali minerali disciolti in un litro d'acqua, che da' l'idea della "pesantezza" dell'acqua: si passa da quelle minimamente mineralizzate a quelle ricche di sali minerali: noi consigliamo di scegliere quelle che presentano un residuo fisso tra 400 e 600 milligrammi al litro (mg/l). Le acque minerali gassate, naturalmente o artificialmente, sono sconsigliate per chi soffre di acidita', gastrite o ulcera. Le acque solfate (limite 200 mg/l), soprattutto se abbinate al magnesio (limite 50 mg/l) hanno un effetto lassativo e possono interferire con l'assorbimento del calcio. Le acque clorurate (limite 200 mg/l), contengono maggior quantita' di sodio e sono sconsigliate per gli ipertesi. Quelle calciche (limite 200mg/l), risultano "pesanti" ed danno all'acqua un sapore particolare ma non provocano i calcoli. Le florurate (limite 1 mg/l), possono dar luogo alla screziatura nello smalto dei denti e influiscono sulla mineralizzazione delle ossa: attenzione a farla bere ai bambini. I nitrati (NO3, limite 25 mg/l), sono un indicatore dell'inquinamento del terreno; purtroppo non esiste una acqua priva di nitrati.
Una ultima avvertenza: tutte le acque fanno fare la pipi'. L'effetto "pulizia interna" e' dovuto alla quantita' non alla qualita' dell'acqua bevuta.


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