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Canone/imposta Rai. Verso l’abolizione? Giustizia ed economia di mercato!
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Comunicato di Vincenzo Donvito
27 luglio 2021 12:11
 
Il Ddl Concorrenza, nei prossimi giorni in Consiglio dei ministri, dovrebbe eliminare le incrostazioni che frenano l’economia, impegno verso l’Ue contenuto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza inviato a Bruxelles (pilastro dei 200 e passa miliardi di prestiti e sovvenzioni che l'Italia riceverà nei prossimi anni). Tra queste la cancellazione dell’obbligo per i venditori di elettricità di “raccogliere tramite le bollette somme che non sono direttamente correlate con l’energia” (1). L’imposta/canone Rai (9 euro mensili per dieci mesi) tra queste (2).
Il Ddl dovrebbe essere approvato entro fine mese, ma per la sua operatività può slittare anche a fine 2022, e alcune novità potrebbero essere introdotte nell’esame parlamentare.

Il cosiddetto canone (1,8 miliardi di euro all’anno) è finito in bolletta nel 2016, ed è l’imposta che si paga per il possesso di un tv per il servizio monopolista di informazione e spettacolo della Rai. Prima era tra le imposte più odiate e, di conseguenza, abbastanza evasa. Poi si è stabilizzata.
La Rai è quello che è: gestita dai partiti del Parlamento, illegale perché viola norme Antitrust (abuso di posizione dominante: compete in un mercato, anche pubblicitario, in cui i suoi concorrenti non hanno canone), e perché, nonostante referendum e legge, continua a non essere privatizzata (3).

Ora il Parlamento deve scegliere se tener fede agli impegni verso Bruxelles (e prendersi gli oltre 200 miliardi) o continuare con la gabola della riscossione tramite bolletta elettrica, inventarsi un’altra gabola (probabile) o far rientrare il finanziamento della tv di Stato nella fiscalità generale (difficile che venga ripristinato il vecchio metodo di esattori che rincorrevano evasori).
Sulla gabola non osiamo “dare consigli” ma la creatività in materia non è loro assente. Sulla fiscalità generale (quasi 2 miliardi l’anno), nel caso, aspettiamoci di tutto (iva, benzina, rc-auto in prima fila).

Rimane IL PROBLEMA che in Parlamento non vogliono affrontare. Nel 2021, ha ancora senso una tv di Stato così com’è? Informazione faziosa spartita tra i partiti in Parlamento, marchette a go-go dallo sport alle ballerine e ai notiziari, spese di gestione da baraccone pubblico (la vicenda Rai Play/ItsArt grida vendetta – 3) con un numero di giornalisti e tecnici e un rapporto produzione/costi da incubo. E’ possibile e credibile che in una democrazia economica la maggiore impresa Tlc sia dello Stato?

Forse – FORSE – la cancellazione del canone in bolletta luce farà tornare i decisori (Parlamento e non solo) sulla via maestra di un’economia di mercato smettendo di violare le leggi e bandendo, per esempio, una gara per l’affidamento del servizio pubblico?

Qui il canale web di Aduc sulla Rai: https://tlc.aduc.it/rai/


1 – Il Messaggero
2 altre: messa in sicurezza del nucleare, varie misure di compensazione territoriale, agevolazioni tariffe Fs, sostegno a ricerca di sistema.
3 - https://tlc.aduc.it/rai/comunicato/dove+va+rai+perche+non+si+applicano+leggi_32865.php
 
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