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LIBERTA' D'ESPRESSIONE. ADUC CONDANNATA DAL TRIBUNALE DI PALERMO
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Comunicato 
30 luglio 2007 0:00
 

Firenze, 30 Luglio. Ci e' stata notificata oggi la decisione del tribunale di Palermo, giudice il dottor Fabio Di Pisa, di oscuramento di parte di una lettera pubblicata sul nostro sito nella rubrica "Cara Aduc", nonche' del pagamento delle spese legali complessive; lettera in cui ci veniva chiesta consulenza per il non-rispetto di un preventivo di riparazione da parte di un'autofficina del capoluogo siciliano.
All'udienza dello scorso 12 luglio, avevamo presentato una memoria difensiva (1) dove si esponevano le ragioni per le quali, a prescindere dai contenuti, la censura rischiava di costituire il primo passo verso la fine di "Cara Aduc" e, piu' in generale, della liberta' di espressione e di scambio di reciproche esperienze, senza le quali nostre rubriche, e la stessa rete di Internet, avrebbero perso il proprio potenziale di strumento di difesa del consumatore. Ci auguravamo che gli argomenti esposti potessero aprire gli occhi al di la' della mera applicazione di regole codicistiche degli anni '30 (codice penale Rocco) e potessero aiutare la giurisprudenza, in primis il Tribunale di Palermo, ad adeguarle ai nuovi e importanti mezzi di comunicazione di massa che, al contrario di quelli tradizionali, vivono e si caratterizzano grazie al contributo di tutti, ma proprio tutti i suoi fruitori. Con tutto cio' che ne derivava.
Ma il giudice non ha voluto sentire ragioni, nonostante noi avessimo offerto a questa autofficina lo spazio sul nostro sito, accanto alla lettera contestata (2), per replicare punto punto alle accuse fatte. Secondo il giudice "non puo' dubitarsi che il contenuto complessivo della lettera, per la presenza delle modalita' espressive, risulta avere una propria intrinseca capacita' lesiva dal momento che esprime di per se' un preciso e suggestionante messaggio atto a suscitare fra i soggetti che accedono al sito il convincimento che [...], ..... gestisce la propria attivita' commerciale in modo totalmente scorretto e spregiudicato, imponendo, talvolta, ai propri clienti, tramite vere e proprie offese e/o minacce, il pagamento di un prezzo superiore rispetto a quello pattuito"...."...a prescindere dalla natura del sito integra una vera e propria diffamazione"...."sussiste l'obbligo da parte del gestore della pagina web di verificare le fonti informative con grande oculatezza, esaminandone con diligenza la attendibilita' e controllando e verificando i fatti appressi. Lo stesso deve, inoltre, offrire la prova della cura posta negli accertamenti svolti per vincere dubbi ed incertezze prospettabili in ordine alla verita' della notizia". ... "il carattere lesivo dello scambio di esperienze dei consumatori (come definisce l'Aduc simili lettere) non viene meno".
Non ce ne voglia il giudice di Palermo, ma crediamo che non abbia considerato la nostra difesa nei termini auspicati, difesa tesa a far uscire una lettera dall'alveo della notizia e della cronaca (come sarebbe per un giornale), ponendola a rango di quel "confronto di esperienze" che il medesimo giudice considera con meno importanza di quella che le diamo noi.
E' la giustizia nel nostro Paese.
La stessa che, per motivi molto simili, ci ha visto vincenti pochi giorni fa a Padova (3) e che si pronuncera' fra non molto a Bari (4). Una giustizia che alimenta l'incertezza del diritto? Non lo sappiamo, ma ci auguriamo che, almeno in termini matematici (la conta, cioe', delle cause che perdiamo e quelle che vinciamo) ci dia ragione e che non ci dissangui in termini economici (l'Aduc e' autofinanziata e non accetta contributi dallo Stato). Noi lottiamo "solo" per l'affermazione di diritti e principi che riteniamo fondamentali nel nostro vivere civico e civile, e senza i quali crediamo che cittadini e consumatori sarebbe in maggiore balia di "furbetti" e profittatori. Ai giudici il difficile compito di cogliere i margini di quanto si sia fuori e dentro la legge. Alle carenze di quest'ultima, per esempio, l'applicazione di norme sulla stampa concepite quasi un secolo fa, quando era inconcepibile un uso cosi' massivo della comunicazione individuale attraverso un strumento altrettanto inconcepibile come Internet.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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(2) la lettera cosi' come appare oggi dopo la sentenza del tribunale di Palermo:
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