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Albo dei consulenti finanziari indipendenti: il Governo proprio non li sopporta
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Editoriale 
17 ottobre 2007 0:00
 
Si vocifera che al Senato della Repubblica, qualche mese fa, quando si stava discutendo dell'esclusione dei consulenti finanziari indipendenti, ci sia stata un'accesa discussione all'interno della quale un sottosegretario sbotto' definendo ciarlatani i consulenti finanziari indipendenti sostenendo che erano un pericolo per i risparmiatori. Qualche senatore - sennatamente - fece osservare che fino a qual momento erano state le banche a rifilare fior di fregature ai cliente e che forse i consulenti finanziari indipendenti, nel loro complesso, potevano contribuire ad evitare qualche fregatura piuttosto che a rifilarne altre.
La battaglia vide il Governo soccombente e si scelse una strada all'italiana, invece di recepire, sul punto, la direttiva europea cosi' com'era, si scelse di costituire un bell'albo dei consulenti finanziari indipendenti delegando il Governo a stabilire i requisiti per l'accesso allo stesso.

Leggendo la bozza di regolamento per l'iscrizione al futuro albo dei consulenti finanziari indipendenti si ritrova il "timore" (acredine?) del governo nei confronti di questi "ciarlatani".
Chi volesse leggere la bozza di regolamento (e magari partecipare alla consultazione pubblica) puo' andare su questo link: clicca qui
Detto in sintesi, dei consulenti finanziari indipendenti attualmente in esercizio, in base a questo regolamento, ben pochi potranno iscriversi.

Come e' noto (certamente al Governo) la professione di consulente finanziario indipendente e' relativamente giovane. L'associazione di categoria piu' rappresentativa (la Nafop) esiste da un annetto circa. Solo negli ultimi due anni (anche grazie alla spinta della direttiva europea che prevedeva chiaramente questa figura, senza i lacci e lacciuoli che vogliono imporre in Italia) molti ex bancari e promotori finanziari, stufi di far parte di un sistema che inevitabilmente li costringeva a "bilanciare" (si fa per dire...) gli interessi dei clienti con quelli propri (e della propria banca) hanno deciso di fare il salto e di iniziare ad investire pesantemente in questa nuova professione.
Secondo la bozza di regolamento proposta dal Governo, questi soggetti, per continuare a lavorare devono dimostrare di avere da piu' di tre anni un determinato codice di partita iva ed avere un fatturato minimo, in piu' devono essere laureati in economia e commercio o in giurisprudenza.
In mancanza di questi requisiti, tutti gli investimenti (economici e non solo) che hanno compiutio andranno a farsi benedire.
E' evidente che un criterio cosi' restrittivo mira ad eliminare sia i "vecchi" consulenti finanziari indipendenti che tipicamente sono soggetti che piu' difficilmente hanno una laurea sia i nuovi consulenti finanziari che magari sono laureati (perche' giovani) ma che non hanno fatturato, all'inizio, piu' di 15.000 euro all'anno negli ultimi tre anni.
E' molto interessante il disposto dal comma 2 dell'articolo 3 riguardante l'esenzione della prova valutativa. Coloro che sono iscritti dall'albo dei promotori finanziari, in teoria possono saltare la prova valutativa (se non hanno la laurea, comunque, non possono iscriversi), ma devono dimostrare di aver fatto il promotore finanziario. Il consulente finanziario indipendente, iscritto all'albo dei promotori, ma non promotore perche' indipendente, non puo' usufruire di questo vantaggio.
In pratica, per il Governo, devi dimostrare di non essere stato indipendente per saltare l'esame che ti da diritto ad iscriverti all'albo dei consulenti indipendenti!

Se un regolamento cosi' assurdo dovesse passare senza sostanziali modifiche, ci sarebbero - a nostro avviso - gli estremi per fare ricorsi su ricorsi.
In Italia - purtroppo - gli albi nascono come funghi e non si e' mai vista una cosa del genere: un regolamento di accesso che miri specificatamente a lasciar fuori i vecchi.
Per restare nel settore finanziaria, quando venne istituito l'albo dei promotori finanziari, fu richiesto almeno il diploma. Coloro che gia' facevano i promotori e non l'avevano non vennero certo esclusi (ovviamente i promotori fanno molto comodo alle banche). Questo vale per tutti gli altri albi. Una cosa e' chiara: il Governo, questi consulenti finanziari indipendenti, proprio non li sopporta: meno ce ne sono tra i piedi e meglio sta. Mi riecheggiano le parole di Medea, cui prodest?...
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