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Dalla crisi dei sub-prime a Kerviel: quale lezione per i risparmiatori?
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Editoriale di Alessandro Pedone
30 gennaio 2008 0:00
 
Dilettanti allo sbaraglio! Lo scandalo finanziario che da alcuni mesi tormenta i mercati finanziari e' generato da comportamenti talmente stupidi da risultare inverosimili. Come si fa ad investire, con una leva finanziaria enorme (in alcuni casi sembrerebbe superiore a 100, cioe' si investe 1 e si rischia di perdere 100), in titoli derivanti da cartolarizzazioni di mutui concessi a creditori poco affidabili attraverso societa' fuori bilancio, esponendosi a perdite per decine di miliardi di dollari? Prima dello scoppio della crisi dei sub-prime, nessuno poteva immaginare che comportamenti cosi' sciocchi fossero tanto comuni in tutto il sistema finanziario mondiale.
L'avidita', amplificata dallo sviluppo degli strumenti derivati, annebbia la mente, prima di tutto, in quei soggetti che dovrebbero essere piu' competenti ed in grado di gestire i rischi finanziari.
Il caso di J. Kerviel, trader di Societe Generale, dimostra come davanti a potenziali grandi guadagni, anche i meccanismi di controllo interno vacillano. Pensare che un trader solitario, senza la complicita' di nessuno, sia stato in grado di aprire posizioni finanziarie in grado di generare una perdita di quasi 5 miliardi di euro e' del tutto inverosimile.
Secondo la difesa di Kerviel, i suoi superiori sanno e sapevano che tutti i trader della banca "forzano le regole", ma fino a quando fanno profitti, chiudono gli occhi. E' chiaro che il trader cerchera' di portare acqua al suo mulino, ma davvero vogliamo credere che in una banca del livello di Societe Generale, un qualsiasi trader possa simulare operazioni a copertura delle altre, reali, fortemente a rischio e per importi cosi' elevati?
Noi non crediamo che cio' sia possibile, ma se questa tesi fosse accertata, sarebbe ancora piu' grave del fatto in se'!
La banca non ha un riscontro giornaliero delle posizioni dichiarate dai trader rispetto a quelle effettivamente aperte dalla banca? Suvvia...
Lasciamo stare i fatti di cronaca e chiediamoci quali sono le lezioni che si possono trarre da questa crisi finanziaria.
In primo luogo questa crisi ha aperto uno spaccato sul lavoro degli operatori finanziari che pochi investitori conoscevano. Gli "esperti" che lavorano tutti i giorni sui mercati finanziari non sono affatto immuni dai problemi di ordine psicologico che spesso generano grosse perdite ai piccoli risparmiatori (paura/avidita' e tutti i classici "errori mentali" derivati studiati dalla finanza comportamentale).
Questo dimostra come la favola della "gestione professionale del risparmio" sia, appunto, una favola. Questa crisi, sia per come e' nata che per gli effetti che sta provocando, sottolinea ancora una volta che i mercati finanziari sono molto piu' imprevedibili e pericolosi di quanto la finanza tradizionale spieghi.
L'unica arma che gli investitori hanno e' quella di seguire in maniera ferrea poche e semplici regole (si veda il piu' volte citato Decalogo per gli investitori inesperti: clicca qui) che non potranno certo evitare le discese dei mercati finanziari, ma possono senza dubbio evitare di rimanere incagliati in truffe, prodotti bidone e casi che riguardano singole aziende/prodotti.
Una regola fondamentale, ad esempio, e' quella della diversificazione. Un portafoglio ben diversificato e' sempre al riparto dai casi che riguardano singole aziende (come in questo caso Societe Generale).
Un altro errore comune, anche fra i professionisti, e' quello di investire sulla base di previsioni sull'andamento futuro dei mercati. Questa crisi (come quelle passate) dovrebbe far capire che e' illusorio cercare di prevedere i mercati finanziari, ma purtroppo questa crisi, come quelle passate, non insegnera' niente e gli investitori - globalmente intesi - i quali continueranno a farsi guidare dalla paura e dall'avidita'...
Speriamo che qualche nostro lettore possa essere l'eccezione che conferma la regola.
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