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MyWay-4You: continuano le sentenze favorevoli, ma l'amaro in bocca rimane
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Editoriale di Alessandro Pedone
15 novembre 2007 0:00
 
L'ondata di cause inoltrate nel 2004/2005 sul caso MyWay-4You sta, lentamente, producendo una notevole mole di sentenze. La grande maggioranza dei casi si conclude in transazioni con la banca, ma il pur ristretto numero di controversie che giungono a sentenza stanno, piano piano, facendo chiarezza sulla sostanziale illegittimita' del prodotto, cosi' come abbiamo sostenuto fin dal primo momento.

Dopo una prima fase nella quale i tribunali che avevano affrontato la vicenda non avevano compreso la reale natura finanziaria del prodotto, tutti i tribunali che sono finalmente entrati nel merito, anche tecnico-finanziario, non hanno potuto far altro che constatare, con varie argomentazioni, le numerose violazioni delle regole di condotta degli intermediari finanziari e quindi hanno condannato la banca a risarcire i danni.

L'ultima sentenza del Tribunale di Pescara (che abbiamo aggiunto nell'archivio delle migliori sentenze favorevoli consultabile a questo indirizzo: clicca qui emessa il 25 Giugno 2007, e' particolarmente chiara sul punto della connotazione previdenziale con la quale la banca ha sempre presentato il prodotto. Dopo avere detto che e' pacifico che la Banca ha sempre prospettato il prodotto come previdenziale e dopo aver acclarato che il prodotto in questione non ha nulla di previdenziale, il Tribunale di Pescara scrive: "e' evidente che non si tratta di problemi di formale chiarezza espositiva del contratto e della apparente comprensibilita' dello stesso nel rosario delle diverse clausola, ma, in ragione della sua comunque oggettiva, evidenziata complessita', di una fuorviante esposizione informativa verbale dell'articolato contenuto, tale da non essere in grado di farne realmente comprendere al comune cliente, qualunque sia il suo livello di conoscenza di strumenti finanziari, la sua natura e, quel che e' piu' grave, addirittura alterandone le caratteristiche e finalita'. [.] qui non siamo solo in presenza di una carenza informativa, ma di una vera e propria alterazione del dato contrattuale attribuendosi sicurezza previdenziale a qualcosa che e' al contrario caratterizzato dalla speculativita' finanziaria "

L'impossibilta' di definire i piani finanziari MyWay e 4You come previdenziali (e le conseguenze in termini giuridici di una cosi' fuorviante prospettazione) era uno degli aspetti centrali della nostra campagna contro questi prodotti.
Adesso, alla luce delle decine di sentenze e decine di consulenze tecniche d'ufficio, tale dato e' divenuto palese.

Dovremmo essere felici delle ormai numerose sentenze che ci danno ragione, ma francamente non ci riusciamo.
C'e' ben poca soddisfazione a dire: "avevamo ragione" se, contemporaneamente, dobbiamo constatare che -nei fatti- la strategia difensiva della Banca e' riuscita. Sebbene adesso fiocchino sentenze favorevoli per i clienti, in termini commerciali (gli unici che contano) il caso e' sostanzialmente chiuso favorevolmente per la Banca. Nessuno si ricorda piu' delle migliaia di clienti che stanno subendo consistenti danni da questi prodotti. I "danni reputazionali" (come li chiamo' la Banca d'Italia in un'ispezione proprio in riferimento a questo prodotti) sono stati arginati con varie tecniche di marketing.
Quand'anche qualche altra centinaia di clienti arrabbiati decidesse di fare causa (con tutti i rischi, i costi e le lungaggini -sempre e comunque- connessi ad un'azione giudiziaria) potrebbero in qualunque momento pagare e chiudere la vicenda comunque ampiamente in guadagno. Per un cliente che va risarcito ci sono migliaia di clienti che hanno pagato un prezzo salatissimo. Il bilancio economico per la banca, su questa vicenda, e' sempre e in ogni caso ampiamente positivo.

Eppure ci sarebbe stata la possibilta' nel 2003, di costringere la banca a cambiare il piano finanziario per tutti i sottoscrittori che l'avessero voluto. Ci siamo andati molto vicino. La banca era sotto schiaffo. La Consob -dopo tanto tempo- aveva condannato i prodotti. Le procure indagavano (ed oggi ci sono i processi penali). Purtroppo dobbiamo constatare che l'aiuto decisivo alla Banca e' arrivato proprio dalla maggioranza delle associazioni di consumatori "di Stato" (nel senso di quelle che si fanno pagare dallo Stato e che siedono nel CNCU-consiglio nazionale consumatori e utenti diretto dal ministero dello Sviluppo Economico) le quali hanno preferito sedersi al tavolo con la banca per valutare "caso per caso".
Per tutto quello che e' successo, le sentenze favorevoli che ormai arrivano con una certa costanza, lasciano sempre di piu' l'amaro in bocca.
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