testata ADUC
Le soluzioni di lungo termine per la crisi finanziaria
Scarica e stampa il PDF
Editoriale di Alessandro Pedone
29 ottobre 2008 0:00
 
Quando sara' terminata la gestione dell'emergenza relativa alla crisi finanziaria si dovra' iniziare a porre mano, speriamo con la stessa energia, ad una serie di nuove norme per stabilizzare il sistema finanziario mondiale e rendere piu' difficile il ripresentarsi di una crisi simile (sarebbe utopistico pensare di trovare soluzioni per evitare le crisi, ma e' auspicabile che queste si presentino con minore frequenza e che facciano minor danno possibile).
L'aria che si respira in giro, specie fra i politici (non escluso il nostro Tremonti) sembra puntare il dito contro la finanza in generale. "La finanza non produce ricchezza" ha tuonato Tremonti il 3 Ottobre scorso. Il cattivo, piu' cattivo, di turno sarebbero gli Hedge Fund che per Tremonti sostanzialmente dovrebbero chiudere perche' demenziali.
Nel clima pesantissimo che stiamo vivendo queste posizioni sono molto popolari, ma sono sbagliate.
La finanza non e' solo un modo per trasferire ricchezza, come sostiene Tremonti (il quale, e' ormai diventato un politico ancora piu' scaltro di quanto non lo sia come fiscalista) bensi' e' anche un insieme di tecnologie per gestire i rischi.
Come tutte le tecnologie si possono utilizzare bene o male. Negli ultimi tempi sono state utilizzate malissimo, ma cio' non e' imputabile alla tecnologia in se', ma alle regole che ci siamo dati.
Se ogni cittadino potesse utilizzare l'automobile come vuole, senza alcuna regola, potremmo dire che le automobili servono ad uccidere persone. E' ovvio che non e' cosi'.
Il principale problema di questa tecnologia si chiama analfabetismo finanziario.
L'analfabetismo finanziario fa si' che gli intermediari finanziari, a tutti i livelli, non abbiano convenienza ad utilizzare la tecnologia per produrre prodotti e servizi finanziari realmente utili poiche' i clienti, solitamente, non sono in grado di distinguerli. Nel breve/medio termine (l'unico orizzonte temporale al quale puo' guardare un'azienda) e' molto piu' produttivo ingannare il cliente rifilandogli prodotti finanziari insensati.
Cio' di cui abbiamo bisogno non e' minore finanza, ma maggiore finanza democratica, per utilizzare il termine adoperato da Robert Shiller nel suo ultimo libro "Finanza Shock – come uscire dalla crisi dei mutui subprime".
La finanza e' uno strumento estremamente potente, sta ai politici creare le regole per utilizzarla nel modo -folle- in cui e' stata utilizzata fino ad oggi, oppure per migliorare -e di molto- la vita delle persone attenuando l'incertezza economica. I mutui, ad esempio, possono essere riprogettati in modo da tenere in considerazione i rischi connessi e dare maggiore tranquillita' a chi li sottoscrive. Si possono progettare strumenti finanziari che modulino i rischi legati ai cicli economici.
Per fare tutto questo, pero', e' necessaria certamente una diversa educazione finanziaria di tutti i soggetti economici, a partire dai singoli cittadini, ma anche un diverso contesto di regole.
L'educazione intesa in senso tradizionale non e' evidentemente sufficiente e neppure sono sufficienti le norme in materia di trasparenza delle informazioni contrattuali.
Sono necessarie proposte innovative e piu' incisive in grado di far scegliere ai cittadini strumenti e prodotti finanziari realmente adatti alle loro esigenze. La consulenza finanziaria indipendente (e retribuita esclusivamente con parcelle orarie) dovrebbe svolgere un ruolo decisivo nelle scelte dei cittadini e dovrebbe essere accessibile non solo alle fasce piu' benestanti, com'e' adesso. Il ruolo delle autorita' dovrebbe essere molto piu' attivo nell'evitare che sul mercato retail vengano proposti strumenti finanziari potenzialmente pericolosi, in modo simile a cio' che avviene nel settore alimentare.
Il problema e' che spesso non sono solo i singoli cittadini ad essere intrappolati in errori finanziari anche gravi. Le varie amministrazioni locali intrappolate nei derivati dimostrano che la cultura finanziaria e' scadentissima anche nella pubblica amministrazione. Uno degli errori piu' gravi, che determina moltissime scelte economico/finanziarie sbagliate, e' relativo alla non corretta valutazione degli effetti dell'inflazione. Shiller propone una soluzione rivoluzionaria e -a mio modesto avviso– geniale per rimuovere alla radice questo errore: creare un sistema indicizzato di unita' economiche di misurazione che renda immediato ed esplicito l'effetto dell'inflazione. In sostanza si tratta di denominare il valore dei beni e servizi non in moneta, ma in relazione ad una serie di variabili economiche, prima fra tutti il potere di un paniere di beni. Se il valore delle case fosse stato espresso in questa unita' di misura nei decenni passati, ad esempio, gli italiani non avrebbero il falso mito del mattone come investimento rifugio "che cresce sempre".
Se lo stato adottasse questa unita' di misura svanirebbe l'assurdo di tassare anche l'inflazione. Perche' mai lo stato pretende delle tasse, di fatto, quando non si e' prodotto alcun reddito reale?
L'introduzione di una tale misura avrebbe un impatto gigantesco in termini di educazione economico/finanziaria.
Piu' in generale, quindi, la soluzione a lungo termine dell'attuale crisi dovrebbe passare attraverso una maggiore conoscenza -in primo luogo da parte dei policy maker- delle tecnologie finanziarie e delle loro potenzialita'. Tale conoscenza dovrebbe portare verso la diffusione di una finanza democratica, una finanza, cioe', che sia al servizio dei cittadini e non dell'industria della finanza.
Pubblicato in:
 
 
EDITORIALI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS