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Tassazione delle rendite finanziarie
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Editoriale 
29 agosto 2007 0:00
 
Sembra che il piu' volte annunciato aumento delle rendite finanziarie dal 12,5% al 20% non si fara' con la prossima finanziaria.
Il presidente di Confindustria, fra gli altri, si e' scagliato con veemenza contro questo progetto sostenendo che gli industriali non vogliono "pagare un euro in piu' di tasse".
Il fatto che il presidente degli industriali sia tanto sensibile alla tassazione delle rendite finanziarie la dice lunga sulla classe imprenditoriale del nostro Paese...
Il presidente degli imprenditori dovrebbe chiedere una diminuzione della differenza fra tassazione dei redditi prodotti dalle imprese (diminuendole) e quelli prodotti dai mercati finanziari (eventualmente aumentandoli). Ma che in Italia il mondo sia rovesciato, ormai non stupisce piu'.
Come al solito, il dibattito che si e' instaurato (come nelle passate occasioni) non ha tenuto conto degli aspetti piu' tecnici (piu' importanti) incentrandosi solo sui concetti "mediatici" (i cattivi vogliono alzare le tasse, i buoni sono contrari).
L'attuale tassazione delle rendite finanziarie, oggi, e' un sistema folle ed iniquo. Sebbene l'aliquota sia molto bassa (rispetto ai principali Paesi industrializzati) e' applicata in maniera cervellotica. Non infrequentemente l'investitore si trova a pagare la tassa anche quando, di fatto, non realizza alcun guadagno a causa dei meccanismi tecnici (ed appunto cervellotici) con la quale viene applicata.
Questi stessi meccanismi, inoltre, creano anomalie nel mercato poiche' alcuni strumenti finanziari vengono avvantaggiati ed altri svantaggiati.
Si potrebbero fare mille esempi dei criteri cervellotici con i quali viene applicata la tassazione sulle rendite finanziarie. La tassazione sugli ETF, ad esempio, e' quanto di piu' assurdo possa esistere.
La distinzione fra redditi da capitale e redditi cosi' detti "diversi" (cioe' il capital gain, compensabile con le minus valenze solo per 4 anni: e perche' mai?) e' una distinzione altrettanto assurda che genera distorsioni ed iniquita'.
La diversa tassazione fra fondi comuni d'investimento, sicav e strumenti assicurativi a prevalente contenuto finanziario. e' un ulteriore assurdita'.
Se l'innalzamento dell'aliquota dal 12,5% al 20% portasse con se' anche la definitiva razionalizzazione della tassazione delle rendite finanziarie, dovrebbe essere salutata dai tecnici e dagli investitori consapevoli con un bel: finalmente!
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