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Turismo al collasso, turisti senza soldi e anche senza voglia. L’errore dello statalismo
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Editoriale di Redazione
18 gennaio 2022 14:16
 
Confesercenti, audita alla Camera (1), ha detto, con dovizia di numeri, ciò che tutti sanno: il turismo è al collasso. Un esempio per tutti: un albergo su tre e chiuso e quelli aperti hanno presenze al massimo al 19%.
A questo aggiungiamo che i turisti hanno meno soldi. I prezzi aumentano come non mai, guidati da quelli energetici che, a ricaduta, fanno lievitare tutti gli altri (2). Gli stipendi... bassi erano e bassi continuano ad essere, e quindi cala il potere d’acquisto. Le persone, sfibrate e cambiate da due anni di pandemia, cominciano ad “apprezzare” una vita più frugale, intima e riservata; sono anche meno disponibili a spendere e quel poco che avanza se lo tengono stretto, ché le previsioni economiche sono tutt’altro che dolci, in un contesto in cui ci sono più “ricchi” e più “poveri” (3).

Il collasso del turismo non è solo un dramma per centinaia di migliaia di lavoratori e decine di migliaia di aziende, ma anche per tutti: un Paese che non viaggia, conosce e si diverte meno, è più triste, meno disponibile a cambiamenti. Al momento, sembra che non abbiamo alternative ad adattarci alla nuova vita “con le mascherine”: o si aspetta l’auspicata fine della crisi sanitaria ed economica (con angoscia, disadattamento, rifiuto sociale, ansia, etc) o ci si attrezza per viverla e cavalcarla al proprio interno, per far sì che “la bestia non si impossessi di noi”.

Lo Stato, anche per sue difficoltà intrinseche (la pandemia è nuova anche per esso), risponde bene e male. Ci sembra bene quando riusciamo ad usufruire dei suoi aiuti… ma il bene diventa male quando ci si rende conto che gli aiuti finiscono e con essi abbiamo solo mangiato la minestra di alcuni giorni, e i problemi di prima sono rimasti e sono anche peggiori.
Contro questo dovrebbe aiutarci - merito Ue - il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) ma, perlomeno al momento, continua ad essere tutto da capire e vedere. Lo Stato sembra non darci prospettive per vivere in crisi economica e sanitaria, ma fa lo… statalista, arrogandosi la nostra sopravvivenza come se vivere significasse solo assistenzialismo. Un esempio per tutti: c’è forse maggiore semplificazione nell’essere cittadino, consumatore e produttore? No. Anzi: proprio il contrario. Ciò che prima era complicato, oggi lo è di più: lo Stato si è ingrossato invece di divenire più agile, e noi dipendiamo sempre più da lui piuttosto che dalle opportunità che avrebbe potuto porci.

Non è un caso, per tornare all’audizione della Confesercenti, che questa associazione chiede solo più aiuti per mangiare la minestra in attesa della fine della crisi. Non defiscalizzazione, semplificazioni, sburocratizzazione per meglio offrire il loro prodotto con minor costo e maggiore qualità e dialogare meglio con l’attuale apatico turista, e far sì che la crisi sia meno crisi e non si debba continuare a vivere “tra color che sono sospesi”.
Ed è bene che sia chiaro: ciò non accade per responsabilità dello Stato e, nel nostro caso, della Confesercenti. Tutti dovremmo essere protagonisti.


1 - https://www.aduc.it/notizia/turismo+al+collasso+allarme+confesercenti_138492.php
2 - https://www.aduc.it/comunicato/prezzi+cosa+ci+aspetta_33851.php
3- https://www.centroeinaudi.it/indagine-sul-risparmio/9638-l%E2%80%99italia-che-progetta-le-sfide-dell%E2%80%99economia,-il-reddito-e-le-decisioni-di-investimento-3.html
 
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