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ANTRACE, SMOG E DINTORNI
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Articolo di Annapaola Laldi
1 novembre 2001 0:00
 
Alcuni anni fa, un mio amico prete e operaio, che svolgeva il suo ministero in una piccolissima parrocchia appartata e campestre, anche se vicina al centro abitato, accetto' l'invito del vescovo a trasferirsi in una parrocchia completamente diversa, piu' popolosa e soprattutto urbanizzata - oltre che politicamente molto connotata "a sinistra" (la qual cosa era adattissima al mio amico che, da anni e anni, avvicinandosi il primo maggio, ricordava dall'altare ai fedeli di tenere in gran conto quella festa, non mancando mai di partecipare lui stesso al corteo).
Una domenica d'inverno spiazzo' alquanto i fedeli, perche' nella predica, invece di richiamare l'attenzione su uno dei temi a lui cari come la pace, la fame nel mondo, la necessita' di accoglienza verso chi e' in difficolta', si soffermo' sulla premura materna per i figli, mettendo in dubbio il fatto che essa, limitata alla tradizione, sia davvero del tutto efficace.
Era andata cosi'. La mattina mentre prendeva il caffe' al bar della piazza, aveva modo di osservare i bambini che, in fila indiana, sullo stretto marciapiede rasentato da una colonna di auto, e avvolti nella nube dei fumi del traffico, si dirigevano alla vicina scuola elementare, tutti rigorosamente imbacuccati in cappelli, berretti, guanti e sciarpe.... girate almeno due volte davanti alla bocca.
Care mamme -disse in sostanza il mio amico- si vede che tenete alla salute dei vostri bambini, e li coprite bene, perche' non prendano freddo. E li avvolgete nelle sciarpe perche' sapete che l'aria fredda che entra improvvisamente nei polmoni fa male. Ma non vi rendete conto che, oggigiorno, questo accorgimento vale solo in minima parte? Il pericolo per la salute non e' piu' soltanto l'aria fredda, ma i gas di scarico delle macchine, che i vostri bambini respirano comunque, nonostante le sciarpe. Che cosa intendete fare per proteggere davvero i bambini (e voi stesse, e tutti quanti) da questo nuovo pericolo per la salute? Ve lo siete chiesto?
Mi e' tornato in mente tale episodio, in questi giorni, in cui non si fa che parlare di emergenza antrace, e, piu' ampiamente, dei pericoli che incombono su di noi dall'11 settembre, come se, prima di allora, fossimo vissuti in una specie di paradiso terrestre, che adesso un viscido serpente dal nome arabo minaccia di trasformare in inferno.
Ma le cose stanno proprio cosi'? Concentrare tutta l'attenzione, la paura, la rabbia su sfuggenti assassini per corrispondenza non e' proprio un modo -paradossalmente- per togliere serieta' ai nuovi drammatici scenari, e, soprattutto, per allontanare da noi ogni remota possibilita' di vedere con chiarezza quali sono i pericoli, fatti in casa, che da ben prima dell'11 settembre, attentano alla nostra vita, individuandone con precisione i mittenti? E se, per caso, fra i mittenti trovassimo anche il nostro nome, non potremmo tentare di prendere in mano la nostra vita, uscendo dal solco (o canyon?) delle nostre inveterate abitudini? O per lo meno diventandone coscienti e assumendocene la responsabilita'?
Ecco. Su "La Repubblica" del 18 ottobre OTTO PAGINE , fra cui la prima, sono dedicate in vario modo al carbonchio. Poi, nella quinta pagina della cronaca di Firenze, appare un trafiletto sullo smog ("Firenze sfiora i limiti dettati dall'Europa"), che rende noti i risultati di una ricerca condotta dalla Regione Toscana. Nessuna delle principali citta' toscane gode di una grande salute, ma, stando ai parametri indicati dall'Unione europea, a Firenze sono "ADDIRITTURA OLTRE LA TOLLERANZA IL BIOSSIDO DI AZOTO, IL BENZENE E LE POLVERI CHE PASSANO PER I NASI E LA BOCCA DELLE PERSONE E PER LE FINESTRE DELLE CASE. OLTRE IL LIMITE L'OZONO".
L'articolo prosegue ricordando che nel capoluogo toscano e' in corso una ricerca medica che ha gia' rivelato "che LO SMOG STA MODIFICANDO IL DNA dei fiorentini".
Andando a indagare quali sono le sorgenti dell'inquinamento, la Regione Toscana ha individuato che "il 76% delle polveri a Firenze deriva DAL TRAFFICO , come il 70% del biossido di azoto e il 62% del benzene".
Stando cosi' le cose, qual e' il pericolo piu' attuale, piu' immediato, piu' costante per noi? Quello dell'antrace o quello dello smog?
Perche', dunque, dal 18 ottobre a oggi, dell'antrace si continua a parlare tanto e dello smog no? Perche' le informazioni su quest'ultimo argomento sono episodiche, le iniziative pubbliche abborracciate, e mancano del tutto gli appelli a tenere personalmente desta l'attenzione e alta la guardia?
Eppure l'emergenza smog non riguarda solo luoghi isolati. Altre ricerche in altre regioni italiane (ma anche in altre nazioni) danno analoghi risultati. In pratica, nessuna metropoli o semplice citta' crepa di salute. Rischia di crepare. E basta.
E ancora: che nome ha, qui, l'avvelenatore umano? C'e' un modo per fermargli la mano? O meglio, c'e' un modo per prendere la nostra vita nelle nostre mani? Proprio prenderla nelle nostre mani, non metterla nelle mani di una ennesima "autorita' competente", la cui creazione viene ventilata alla fine dell'articolo che ho citato.
Ad esempio, perche' non cominciare a calcolare il costo degli spostamenti in auto, motocicletta o motorino, provando ad aggiungere alle varie voci (carburante, autostrada, ecc.) anche quella relativa all'avvelenamento dell'aria? E perche' non cominciare a riflettere sul rapporto costi/benefici fra lo scopo di quel determinato spostamento, che abbiamo in mente di fare con un mezzo privato a motore, e il contributo che daremo immancabilmente all'avvelenamento dell'aria (quindi anche al nostro e a quello delle persone care)? In pratica, quel dato spostamento cosi' fatto e' veramente necessario, o, comunque, vale davvero l'inquinamento che comportera'? Cosa significa, ad esempio, "necessario", per me? Cosa "ne vale la pena"?
Sono tutte domande che aprono scenari senza dubbio poco esplorati.
Ma e' proprio nella nostra voglia di esplorare, proprio nella nostra fantasia che potrebbe trovarsi qualche risposta pertinente e risolutiva, e probabilmente -come sul versante economico ( Pulce dell'1.10.01 )- piu' di quanto vogliamo ammettere. E dunque, perche' non tentare l'avventura?
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