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Giornalismi
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Articolo di Carlo Romeo
18 maggio 2023 8:29
 
Ci sono due tipi di “giornalismi” che sarebbero da evitare. Il primo è quello di propaganda coperta e l’esempio più classico è quello del giro di soldi che KGB, il partito al potere da trent’anni a Mosca, sta facendo girare in Italia quanto meno dal 2014 fra politici, giornalisti e cosiddetti esperti, solitamente di mezza tacca, per propagandare le tesi di Putin. I fatti cominciano a girare. La GdF segnala l’enorme giro di contanti che l’ambasciata russa a Roma ha fatto girare nell’ultimo anno mentre i rapporti internazionali ormai considerano l’Italia il Paese più infiltrato da quello che da sempre è il cavallo di battaglia dei servizi russi cioè la sua storica dezinformatzija. Tanto per fare un esempio fra i tanti di propaganda travestita da informazione che si potrebbero fare.

L’altro tipo di informazione che ha preso sempre più piede negli ultimi vent’anni è quello di tipo diciamo insinuatorio. Dici e non dici, fai vedere e intravedere, giochi su accostamenti azzardati e su titoli atomici mentre la notizia magari meriterebbe invece una pernacchia. Una decina di anni fa ero in auto verso la Darsena Romana di Civitavecchia quando da San Marino Rtv che allora dirigevo, mi chiamò Giovanna Gobbi, ottima regista televisiva e sindacalista, per segnalarmi un articolo del Fatto. Me lo feci leggere mentre guidavo e era appunto un misto di insinuazioni, voci false mai verificate et similia. La cosa era grave perchè, se quegli argomenti avessero preso piede n quel momento in Parlamento, avrebbero potuto mettere in essere l’accordo fra Italia e San Marino – che era allora in discussione – e conseguentemente la sopravvivenza stessa di quelli che lavoravano allora nella tv e delle loro famiglie. Mi stupì inoltre la firma che era di un giornalista che in linea di massima stimavo ma che evidentemente si era lasciato prendere la mano dallo stile del giornale in cui lavorava.

Era un sabato. Finito di ascoltare l’articolo, mi fermai alla prima edicola di Santa Marinella, quasi a Civitavecchia, e presi una copia del giornale. Entrai in un bar e, visto che non avevo da scrivere, su un tovagliolo di carta buttai giù un breve comunicato, durissimo, per annunciare contestualmente relativa querela e richiesta di risarcimento danni per la tv. Lo dettai alla segreteria di redazione per darlo subito alle agenzie che peraltro lo ripresero immediatamente. 

Dopo varie udienze il tribunale ci diede ragione, sanzionando giornalista e direttore della testata (allora Antonio Padellaro) ma servì anche per stroncare altri articoli simili su RTV, fondati appunto su questo tipo di cosiddetto giornalismo. Questa è solo testimonianza di una piccola esperienza personale, condivisibile però con chi legge perchè il giornalismo “insinuatorio” purtroppo appare un po’ dappertutto e non solo in qualche testata. Una minaccia per tutti e soprattutto per una informazione che non sia avvelenata e dalla quale occorre difendersi senza se e senza ma.

 
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