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Incubi post referendari, la voragine se viene mancato il quorum
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Articolo di Donatella Poretti
12 maggio 2005 13:04
 
Attenzione al referendum, perderlo comporterebbe conseguenze che vanno oltre gli specifici quesiti. Il rischio e' quello che non si raggiunga il quorum e il rischio, inutile nasconderselo, c'e'.
Sulle singole richieste di abrogazione delle parti della legge 40/2004 dai dati diffusi dai sondaggi si potrebbe essere ottimisti e ritenere che i cittadini elettori si trovino piu' in sintonia con quei medici, quei ricercatori e quella parte della societa' civile che si e' mobilitata con il comitato promotore dei referendum, piuttosto che con la maggioranza numerica dei parlamentari che hanno approvato una legge blindata e manifesto, spesso ammettendo di aver votato una legge imperfetta che andava a coprire un vuoto legislativo.
Non c'e' quindi da stupirsi se la Chiesa Cattolica con il braccio operativo della Cei e delle associazioni sostenute e sostenitrici del Vaticano hanno abbracciato la campagna per l'astensione. Campagna legittima, occorre ripeterlo, come legittima ne e' la critica.
Il non voto cercato e propagandato dalla Cei si affianchera' e pesera' nelle urne andandosi a sommare con un non voto della disaffezione politica, un non voto balneare e vacanziero e un non voto dei tanti italiani all'estero poco coinvolti, per usare un eufemismo e sempre nel caso si parli di elettori viventi.
Sara' difficile che questo non voto sia inferiore al 50% degli elettori iscritti nelle liste e che valgono per il quorum.
Il 14 giugno sara' chiaramente leggibile e interpretabile come il voto di chi si e' recato alle urne nonostante tutto. Saranno Si' e No la cui lettura non dara' adito a dubbi. Sara' invece interpretata e interpretabile l'intenzione di chi non e' andato a votare. E se superera' il 50% temiamo fortemente che si sentiranno e si vedranno comparire personaggi, in quella televisione che fino ad oggi si e' occupata di altro, a spiegarci come "gli italiani non vogliono manipolare la vita in sintonia con la Chiesa".
Non siamo nell'Italia dei referendum sull'aborto e sul divorzio. Se gia' quella societa' ancora un po' bigotta che andava a messa la domenica non era stata in sintonia con la Chiesa in materia di leggi dello Stato, oggi siamo certi che in materia di fecondazione assistita e ricerca scientifica non la pensa come il Vaticano. Ma se i dibattiti sull'aborto e divorzio coinvolgevano una societa' che decideva di scendere in piazza per queste conquiste, oggi cosi' non sembra.
Le conquiste una volta fatte, vanno mantenute, altrimenti si perdono e giorno dopo giorno, se non ci si presta attenzione quella liberta' poco a poco viene rosicchiata.
Se i referendum vanno deserti non si perdera' solo l'opportunita' di modificare una legge orribile, e di avviarne quantomeno il miglioramento nei punti piu' inaccettabili e ingiusti, ma si perdera' l'occasione di difendere il concetto di uno Stato aconfessionale basato sul principio della libera scelta degli individui e non su precetti moralistici e ideologici. Perderemo l'opportunita' di dire che il corpo di una donna non deve essere gestito dallo Stato, che la medicina e la scienza non sono le armi del diavolo ma dell'uomo per difendersi dalle malattie.
Se i referendum andranno deserti perderemo tutto questo e si aprira' una voragine in cui quella fetta minoritaria della societa', quella che ha esercitato il massimo delle pressioni per avere questa legge, dira' di essere maggioranza nel Paese e si spaccera' come detentrice della "verita'" di un'Italia che non esiste, ma che potrebbe diventare realta' indotta e costretta.



I 4 QUESITI
Grazie alla raccolta di 3 milioni di firme apposte in calce alle richieste dei referendum abrogativi della legge 40/2004 sulla Procreazione Medicalmente Assistita, il 12 e 13 giugno saranno 4 i quesiti sottoposti al voto popolare. Bocciato dalla Corte Costituzionale il quesito completamente abrogativo della legge, restano i quattro parziali che andando a cancellare frasi e parole in caso di vittoria modificherebbero completamente l'impostazione della legge:

Quesito n.1: limite alla ricerca clinica e sperimentale sugli embrioni
Il Sì permetterebbe alla ricerca scientifica l'utilizzazione degli embrioni non utilizzati e crioconservati nelle cliniche per derivarne cellule staminali, e consentire lo studio di nuove terapie per combattere malattie come il cancro, la sclerosi, l'Alzheimer, il Parkinson, il diabete e molte altre ancora. Problemi che, solo in Italia, investono circa 12 milioni di persone. Verrebbe, inoltre, cancellato il divieto di realizzare tecniche di clonazione a fini terapeutici, mentre resterebbe il divieto di clonazione riproduttiva.

Quesito n.2: norme sui limiti all'accesso
Il quesito chiede di eliminare una serie di divieti che vanno a colpire la salute della donna. La legge non consente il congelamento degli embrioni e obbliga la fecondazione di un numero massimo di tre ovuli alla volta, in caso di insuccesso la donna dovra' sottoporsi a nuovi cicli di cura. Con il quesito si abrogano questi limiti lasciando al medico la facolta' di decidere quanti embrioni impiantare e quanti crioconservare. Si permetterebbe anche l'accesso alle tecniche a coppie non sterili, ma portatrici di malattie genetiche e infettive, realizzando la "diagnosi preimpianto" per far nascere un figlio sano e impedire l'impianto di un embrione malato e la conseguente probabilità di dover ricorrere a un aborto terapeutico.

Quesito n.3: norme sulle finalità, sui diritti dei soggetti coinvolti e sui limiti all'accesso
Il Sì cancellerebbe il primo articolo della legge in cui si assicura al "concepito" gli stessi diritti della madre. Una equivalenza tra ovulo fecondato e individuo umano titolare di diritti in contrasto con la legge sull'aborto.

Quesito n.4: divieto di fecondazione eterologa
Il Sì permetterebbe nei casi in cui uno dei due partner e' sterile di ricorrere alla donazione di gameti di un soggetto esterno alla coppia, ovociti o spermatozoi.
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