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ETICHETTE TRANSGENICHE
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Comunicato 
27 maggio 1998 0:00
 
COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC

ETICHETTE PER PRODOTTI TRANSGENICI E L'ITALIA CHE VOTA CONTRO
IL GOVERNO CONTRO L'INFORMAZIONE AI CONSUMATORI
L'ADUC VIGILERA' PER IL RISPETTO DELLE NORME COMUNITARIE

Firenze, 27 maggio 1998. I ministri dell'Agricoltura dell'Ue hanno stabilito l'obbligo di etichettatura per gli alimenti contenenti mais e soia modificati geneticamente. L'Italia ha votato contro, insieme a Danimarca e Svezia: avrebbe voluto che sull'etichetta vi fosse l'indicazione "puo' contenere", in modo da non penalizzare i piccoli produttori, non sufficientemente attrezzati per i rilievi scientifici del caso.
"Incredibile ma vero". E' il commento dell'Aduc, che per voce del suo presidente nazionale, Vincenzo Donvito, cosi' continua: "In un epoca di globalizzazione dei mercati, dove l'informazione ai consumatori e' la cosa piu' importante, il sopravvissuto ministero italiano dell'Agricoltura -gia' abrogato dagli italiani con un referendum- mostra tutto il suo oscurantismo, e la propensione conservatrice di continuare a privilegiare gli interessi di botteghe superati da tecnologia, scienza e informazione. Per salvaguardare gli interessi di alcune migliaia di piccoli produttori, si preferisce ignorare il legittimo diritto di milioni di consumatori a conoscere cosa mangiano. Si metterebbero sul lastrico alcune piccole aziende? Ma non diciamo inezie! Il mercato e' ampio e c'e' posto per tutti, e non e' obbligatorio, per continuare a produrre, trattare prodotti con mais e soia: le nicchie di mercato, con l'avvento dei prodotti trattati geneticamente, diventano molto piu' ampie e ricercate dai consumatori stessi; basta
solo un po' di innovazione e creativita', per capire che i tempi sono cambiati, cosi' com'e' cambiato il consumatore, che non puo' continuare ad essere preso in giro, ma ha bisogno di certezze. Infatti la proposta dell'Italia, con le etichette che avrebbero dovuto riportare la dizione "puo' contenere prodotti transgenici", sarebbe stata la classica situazione dove a pagare era il solito anello finale, senza potere e senza voce: il consumatore, che sarebbe stato lasciato nel dubbio.
Se queste sono i primi passi del mitico ingresso in Europa, siamo messi un po' male.
Ora saremo molto vigili per verificare l'adeguamento delle norme italiane a quelle europee, perche' non crediamo di essere in mala fede nel dubitare in un pronto
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