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Governo. Di Maio e l'Alitalia. Che disastro!
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Comunicato di Primo Mastrantoni
27 novembre 2019 14:06
 
 Se ancora la memoria ha qualche valore, si può ricordare quello che Luigi Di Maio, per 14 mesi vicepremier, ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, dichiarava su Alitalia:

1."Serve un ottimo management, non altri soldi pubblici". 
Invece, il suo subentrante al ministero dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli afferma "Tornare all'Iri? Se serve, assolutamente sì". Significa che noi contribuenti dobbiamo tirare fuori dalle tasche altri soldi per una compagnia aerea che perde 500 milioni l'anno, e che è costata complessivamente al contribuente 9,4 miliardi.

2. "Alitalia farla diventare una compagnia strategica per il turismo italiano".
La quota di traffico da e per il nostro Paese, rappresentato dall'Alitalia, è dell'8,5%, l'altro 91,5% è gestito da altre compagnie. 
La quota di mercato europeo, rappresentata da Alitalia, è il 2%, l'altro 98% è gestito da altre compagnie.
Il che significa che chi viene in Italia non lo fa perché c'è una compagnia aerea nazionale, cioè l'Alitalia, che garantisce il turismo verso il nostro Paese. Il turista viene in Italia indipendentemente dalla presenza di Alitalia.

3. "Sono molto fiducioso che entro fine mese si possa chiudere brillantemente anche questo dossier".
 Era l'ottobre  del 2018. Siamo a novembre 2019, e il dossier non si è risolto per niente.

4. Occorre "Punire i responsabili della attuale situazione Alitalia significa promuovere l'azione di responsabilità su quei manager che in questi anni hanno utilizzato Alitalia come un bancomat". 
Era luglio 2018. Siamo a novembre 2019 e dell'azione di responsabilità non scorgiamo traccia.

Questo sono le parole del ministro Di Maio. Di fatti non se ne scorge l'ombra.

Ma chi lo ha eletto? Mi chiede il solito l'avventore del bar mentre sorseggiamo un caffè. Il popolo, rispondo. Quello al quale metteranno le mani intasca per salvare l'insalvabile.
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