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ALITALIA/KLM/UE
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Editoriale 
1 maggio 2000 0:00
 
UN GIOCO SPORCO CONTRO QUALITA' DEI SERVIZI E POTENZIALITA' DEL MERCATO.

La Klm ha deciso di non procedere nell'accordo con Alitalia: troppi problemi sullo scalo di Malpensa e poca chiarezza sulla privatizzazione del vettore italiano.
C'e' da considerare che questo "divorzio" avviene dopo che si e' scoperto che la societa' addetta alle verifiche tecniche su Malpensa, scelta dalla Commissione Ue, e' al 49% controllata dalla tedesca Lufthansa, che e' anche firmataria del ricorso contro lo scalo milanese.
Una concomitanza che deve quantomeno far riflettere sui rapporti che il nostro Paese ha in sede comunitaria, sulla capacita' di penetrazione economica delle sue aziende (l'Alitalia e' ancora a tutti gli effetti un'azineda dello Stato italiano), e quanto questo si possa trasformare in qualita' del servizio e diminuzione dei costi per gli utenti.
Una cosa e' chiara e centrale: l'Italia e' considerata terra di conquista, vacca da mungere e portatrice d'acqua per politiche comunitarie decise per gli interessi dei proprietari dell'Ue (che sono oltre le Alpi), e per migliorare i bilanci degli attori dell'economia mondiale.
Sarebbe come "sparare sulla Croce Rossa" se cercassimo le cause solo nelle nostre politiche nazionali, anche se e' innegabile che i ritardi e i problemi (dopo l'apertura) della nuova Malpensa sono da "sceneggiata napoletana" e la privatizzazione di Alitalia -nonostante le fermezze a singhiozzo dei ministri di turno- e' ancora un'idea accanto ad una data (30 giugno 2000) sotto la quale ci sono tonnellate d'olio. E quindi non ci prestiamo a questo sport, anche perche' sembra proprio quello che vorrebbero Ue e Klm per nascondere il loro gioco di potere, anche abbastanza sporco.
La commissaria Ue ai Trasporti e' stata presa con le mani nella marmellata sulla questione "Simat, Hellisen and Eichner" (l'advisor delle verifiche su Malpensa) tant'e' che, con procedura bizzarra, ha chiesto all'Italia che, se non gli andava bene, l'avrebbe cambiata. Il vizietto di svolgere la funzione di controllori e controllati e' esteso e sempre piu' raffinato (il 49% di Lufthansa fa l'occhietto per il fatto di non essere 51%).
La Klm, dal suo canto, forse sei mesi fa (quando fu annunciato il matrimonio) non sapeva che l'Alitalia era il vettore dello Stato italiano e che, di conseguenza, le politiche italiane di privatizzazione sono soggette ad umori di riottosita' congenita? Cosi' vorrebbero farci credere gli olandesi, ma ci si consenta di non cascarci, specialmente grazie al nostro osservatorio di utenti.
Per noi e' successo questo: una concentrazione di iniziative per impossessarsi completamente dei cieli e degli scali italiani, col paravento comunitario -fintamente affidato alla guida temporanea di Romano Prodi- espressione e braccio di quegli interessi economici che sono i proprietari della Ue. Sta succedendo quello che e' scritto sui libri della scuola elementare: uno Stato federalista si costruisce dal basso, e nel caso contrario e' solo la razionalizzazione degli interessi dei piu' forti.
Non sappiamo se i proprietari dell'Ue ci abbiano rinunciato grazie alla conferma del motivo conduttore della nostra economia e politica: la "certezza delle non certezze", o se, ben consci di questa italianita' che volevano sfruttare, una volta scoperti nella loro azione di mungitura senza contropartita, hanno goffamente fatto marcia indietro.
Ma sappiamo che il gioco e' sporco, e a svantaggio degli utenti, perche' quando i servizi non sono conseguenze di scelte di mercato, ma di potere (di concentrazione in questo caso), stabiliscono rapporti di condizionamento e sottomissione degli utenti, che vengono -anch'essi- considerati come vacche da mungere e non attori e condizionatori del mercato.
Il problema, a questo punto, sarebbe di sapere se questa coscienza della situazione e' tale anche per chi ci governa, anche perche' -in virtu' della genuflessione permanente e acritica all'Ue- siamo abituati a evidenziare la mancanza di fiducia che il Governo ha nel mercato italiano e la sua continua rincorsa della chimera comunitaria autoritaria.
(Vincenzo Donvito)
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