I nodi vengono al pettine… certo ci si può sempre liberare del pettine, ma occorre verificare se ne vale la pena. Stiamo parlando degli impegni che l’Italia ha nei confronti dell’Une e che, non mantenuti, alla fine si ritorcono contro noi stessi.
Nella fattispecie sono le concessioni balneari. La direttiva Bolkestein (2006) ci obbliga a liberalizzare le spiagge pubbliche, affidandole a privati dopo gare pubbliche per migliori servizi agli utenti. Lo scorso febbraio il governo ha fatto
un’ennesima proroga al 2024 (dichiarata già illegittima dal Consiglio di Stato). Ora l’Ue ci ha fatto sapere che nei prossimi giorni arriva l’ultimatum e la procedura di infrazione (multone).
C’è già un provvedimento votato dal Parlamento europeo sulle case green dal 2030 che l’Italia
ha detto che non ne vuole sapere. E poi è in via di definizione un altro provvedimento (
bonifici istantanei) sui cui la musica delle corporazioni ha già cominciato a suonare contro e, visto che la corporazione è quella delle banche (altroché balneari…), non si può escludere che il governo la faccia propria (3).
Questi sono solo tre esempi. Sui quali l’evoluzione del primo (balneari) ha due realtà che si ripercuotono sugli altri:
- tirare per le lunghe ne vale la pena: governi e opposizioni hanno campato in questi anni sui balneari e il loro consenso;
- alla fine le multe per inadempienza vanno pagate,
Verso quale realtà ci indirizziamo? C’è qualcuno che ha intenzione di interrompere questa perversa evoluzione?
Ché poi, nel frattempo, per dare credito a chi violava le norme con voti di scambio, non è che abbiamo favorito lavoro, imprenditoria e consumi. O meglio: abbiamo favorito quelli che già occupavano, ma abbiamo distrutto il domani e il futuro.
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