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 ITALIA - ITALIA - Nel carrello della spesa calano quasi tutte le etichette italiane ma alcune regioni in controtendenza
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Notizia 
30 aprile 2025 9:12
 
Gli scaffali di supermercati e ipermercati italiani si fanno sempre meno “tricolori”. In dodici mesi, è calata del 2% l’offerta di prodotti alimentari confezionati che riportano in etichetta riferimenti all’identità italiana o regionale. Non solo: anche i volumi di vendita segnano una contrazione del 2%.

Meno prodotti tricolore sugli scaffali, ma la domanda resta alta
Eppure, nonostante questo doppio calo, il giro d’affari è cresciuto del 2,1%, raggiungendo gli 11,4 miliardi di euro. A fornire il quadro è l’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, che ha analizzato 26.411 prodotti tra le oltre 138 mila referenze digitalizzate tramite il servizio Immagino di GS1 Italy Servizi. Tutti questi prodotti riportano sulle confezioni un claim, un’immagine o un’indicazione geografica — come Dop o Igp — che ne valorizzano l’italianità.

Calano le vendite a volume di quasi tutte le etichette italiane
Nel periodo analizzato, tutti i claim e le indicazioni geografiche riconducibili alla cosiddetta “italianità” hanno registrato una flessione nei volumi di vendita. L’unica eccezione è rappresentata dai 1.335 prodotti con Denominazione d’origine protetta (Dop), che hanno segnato un aumento sia a valore (+3,5%) che a volume (+2,1%), generando oltre 723 milioni di euro in sell-out. Al contrario, i 1.222 prodotti a Indicazione geografica protetta (Igp) hanno perso lo 0,5% a valore e il 2,2% a volume. Simile l’andamento per i 932 vini a Indicazione geografica tipica (Igt), le cui vendite sono calate dello 0,9% a valore e del 7,7% a volume.

Sempre più spazio alle tradizioni regionali
A mantenere viva l’identità italiana sugli scaffali è ancora in gran parte la bandiera tricolore, presente su 15.414 prodotti, pari al 16,3% delle referenze analizzate. Ma cresce anche il peso dei prodotti che esaltano le tradizioni regionali. Secondo l’Osservatorio Immagino, sono 10.294 le referenze — il 10,9% del totale — che rivendicano l’appartenenza a una specifica regione e che, nei supermercati e ipermercati italiani, hanno generato oltre 3 miliardi di euro di incassi. Rispetto all’anno precedente, il fatturato è aumentato dello 0,7%, mentre i volumi sono scesi del 2,6%.

Alcune regioni in controtendenza
Il calo dei volumi a fronte di una sostanziale stabilità o crescita del fatturato è una tendenza condivisa da molte regioni. Fanno eccezione la Puglia, la Liguria, il Veneto, la Basilicata e l’Abruzzo, che hanno mostrato una buona crescita del giro d’affari. Ancora più positivi i risultati di Molise, Valle d’Aosta e Sardegna, che hanno incrementato anche i volumi venduti.

Il podio della spesa regionale
La classifica delle regioni per giro d’affari sviluppato nella grande distribuzione conferma il podio già visto nell’edizione precedente dell’Osservatorio Immagino. In testa c’è il Trentino-Alto Adige, con oltre 392 milioni di euro, seguito dalla Sicilia, che raggiunge i 377 milioni, e dal Piemonte, con 319 milioni. Un dato che conferma come l’identità territoriale resti un potente richiamo per i consumatori, anche in un contesto di razionalizzazione dell’offerta e flessione dei volumi.

(FoodAffairs.it)

 
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