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 ITALIA - ITALIA - Il no alla carne coltivata è legge definitiva
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17 novembre 2023 7:21
 
Stop dalla Camera a produzione, consumo e commercio di cibi e mangimi sintetici. E’ legge il ddl proposto dai ministri dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, e della Salute, Orazio Schillaci. Dopo l’approvazione in Senato del 20 luglio, arriva l’ok di Montecitorio, con 159 Sì, 53 No e 34 astenuti. La misura vieta anche l’uso di “nomi ingannevoli” per gli alimenti derivati da proteine vegetali prodotti in laboratorio. Non si potrà quindi più chiamare bistecca un prodotto proveniente da soia o hamburger proveniente da tofu.
“Un provvedimento coraggioso, chiesto dai cittadini con milioni di firme, che pone l’Italia all’avanguardia nel mondo“, rivendica sui social Lollobrigida. “Siamo la prima nazione a vietarla – precisa – con buona pace delle multinazionali che speravano di fare profitti mostruosi mettendo a rischio il lavoro e la salute dei cittadini”.
Il ministro la definisce una delle leggi “più democratiche” mai avute nella nazione, dato il sostegno importante alla petizione. Tra i firmatari, rappresentanti istituzionali di tutti i partiti presenti in Parlamento. “Alle pressioni e agli interessi delle grandi lobbies alimentari straniere abbiamo risposto con un secco no”, gli fa eco il sottosegretario Patrizio La Pietra. Ora la legge andrà notificata all’Europa: “Riteniamo che non ci sia nulla da temere”, garantisce Lollobrigida. Punta a convincere gli altri Paesi a seguire la scelta dell’Italia, “non ci vogliamo proprio arrivare alla certificazione di queste procedure per trasformare il cibo coltivato in qualcosa di utilizzabile”, afferma.
E a chi solleva la questione della sicurezza alimentare, il ministro risponde senza dubbi: “Sostenerlo significa dire che non si vogliono dare alimenti di qualità a tutti. Non ci arrendiamo all’idea che ci sia un mondo nel quale una élite possa continuare a mangiar bene e miliardi di persone siano costrette a nutrirsi con prodotti alla stregua di un carburante per sopravvivere. Una società divisa in due non appartiene alla nostra cultura e la respingiamo fermamente”. 
(Gea)
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