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 U.E. - U.E. - Putin chiude il gas in Polonia e Bulgaria
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Notizia 
27 aprile 2022 12:24
 
Da questa mattina il gruppo russo Gazprom ha sospeso le forniture di GAS alla Polonia e alla Bulgaria. 
Lo ha comunicato Gazprom Export a Varsavia e Sofia che si rifiutano di pagare il GAS russo in rubli. 
I due Paesi dipendono fortemente dal combustibile di Mosca.
Le forniture di gas russo alla Polonia e alla Bulgaria sono state interrotte in un’escalation delle tensioni tra Mosca e l’Occidente. 
È la prima volta che il Cremlino interrompe l’approvvigionamento di gas di un paese dall’inizio dell’invasione.
Il blocco è arrivato dopo che Varsavia ha rifiutato una richiesta di Vladimir Putin di pagare il gas in rubli.
Martedì sera il ministro dell’Economia bulgaro ha annunciato che anche il Paese è stato tagliato fuori dalle forniture di gas russe, nonostante abbia insistito sul fatto di aver rispettato i termini della Russia. “Bulgargaz ha ricevuto una notifica oggi, 26 aprile, che le forniture di gas naturale da Gazprom Export saranno sospese a partire dal 27 aprile”, ha affermato in una nota il ministero del Paese balcanico.
“La parte bulgara ha pienamente adempiuto ai propri obblighi e ha effettuato tutti i pagamenti richiesti dal suo attuale contratto in modo tempestivo, rigorosamente e in conformità con i suoi termini”.

La risposta di Varsavia
L’ingiunzione perentoria però non ha spaventato Varsavia, che ieri a metà pomeriggio ha riunito un comitato di crisi al ministero del Clima e poi ha tirato dritto per la sua strada con un secco ‘no’. A rincarare la dose ci ha pensato la società petrolifera nazionale PGNiG, che ha definito l’interruzione delle forniture “una violazione” del contratto previsto per Yamal, annunciando di voler sporgere denuncia. I vertici societari hanno assicurato di essere pronti a ottenere “gas da altre direzioni con i collegamenti ai confini occidentali e meridionali e il terminal Gnl di Swinoujscie, che aumenta il numero di navi metaniere servite”.
E il bilancio è poi completato dalla produzione nazionale di gas e dalle riserve di carburante accumulate negli impianti di stoccaggio sotterranei: “I nostri magazzini sono pieni al 76%. Non ci sarà carenza di gas nelle case polacche”, ha tagliato corto la ministra polacca del Clima e dell’Ambiente, Anna Moskwa, ricordando che il Paese “per anni” è stato “effettivamente indipendente dalla Russia”.

Il soccorso dalla Norvegia
Il contratto di Varsavia con Gazprom scadrà a fine anno. La Polonia sostituirà le sue forniture russe con il gas dalla Norvegia attraverso il nuovo Baltic Pipe, che dovrebbe essere operativo entro la fine dell’anno. Sono stati inoltre effettuati lavori per espandere il suo terminale di gas naturale liquefatto nella città portuale di Swinoujscie, sul Mar Baltico, per importarne di più da paesi come gli Stati Uniti e il Qatar.
Le sanzioni della Polonia
La mossa è arrivata quando Varsavia includeva anche Gazprom in un nuovo elenco di sanzioni economiche contro 50 aziende e oligarchi russi. Mosca e l’Europa sono state bloccate in una situazione di stallo sui pagamenti per le forniture di gas, suscitando timori che Putin possa eventualmente interrompere del tutto le consegne. Il presidente russo il mese scorso ha firmato un decreto chiedendo pagamenti per il gas naturale da “nazioni ostili” in rubli. 

La Ue ai Paesi membri: ”non pagate in rubli“
La Commissione europea ha raccomandato ai paesi dell’UE di continuare a pagare il gas russo in euro, per evitare di violare le sanzioni. La Polonia si procura il 46% delle sue forniture di gas dalla Russia, secondo il forum di esperti Forum Energii, rendendola uno dei principali acquirenti di energia russa dell’UE. Tuttavia, Varsavia ha ripetutamente chiesto un embargo immediato dell’UE sull’importazione di combustibili fossili russi, al fine di affamare la macchina da guerra di Putin dei fondi tanto necessari. La capitale polacca ha anche invitato il blocco a replicare le sue nuove sanzioni contro le aziende russe, tra cui Gazprom. La Polonia ha promesso di interrompere le importazioni di petrolio, gas e carbone russi entro la fine dell’anno. Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio, la Polonia ha ripetutamente chiesto sanzioni economiche più severe contro Mosca. I funzionari della Commissione dovrebbero proporre un divieto alle importazioni di petrolio russo come parte di un sesto pacchetto di misure punitive, volte ad aumentare la pressione sul Cremlino affinché si ritiri dall’Ucraina.

Il rischio del caro-energia
Ma, oltre al nodo delle scorte e dell’indipendenza energetica dalla Russia da risolvere il prima possibile, i timori legati al caro-energia restano vivi in tutta Europa. La crisi improvvisa nel pomeriggio ha fatto accelerare il prezzo del gas sui mercati europei: il metano, piuttosto calmo in giornata, è schizzato fino a 107 euro al megawattora, con un aumento massimo del 17% rispetto a ieri. Il prezzo del gas sul listino di riferimento di Amsterdam ha poi provato ad assestarsi attorno a quota 100 euro.
I riflettori si sono così riaccesi sull’urgenza di misure a livello europeo per proteggere cittadini e imprese schiacciate da bollette sempre più pesanti. La prima apertura di Bruxelles è arrivata ad appannaggio di Spagna e Portogallo, che dopo trattative lunghe e complicate hanno strappato il via libera Ue alla richiesta di limitare il prezzo del gas sulla penisola iberica. Andando così a tagliare la bolletta elettrica di circa il 40%.
Madrid e Lisbona potranno fissare un tetto massimo di 40 euro a megawattora (MWh) al prezzo all’ingrosso per poi salire progressivamente fino a raggiungere i 50 euro nella media dei dodici mesi in cui la misura d’emergenza sarà attiva. Una vittoria politica a cui guardare, secondo gli osservatori, anche per chi, come l’Italia, da settimane insiste per un price cap generalizzato per tutta l’Unione.

(Osservatorio Riparte l'italia del 27/04/2022)
 
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