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L'arte dell'attesa
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Articolo di Annapaola Laldi
16 dicembre 2011 7:16
 
  Offro volentieri alla lettura di chi avrà tempo e voglia di soffermarsi su queste righe una riflessione, che Dietrich Bonhoeffer (1906-1945) scrisse a Barcellona, appena ventiduenne, quando stava svolgendo nel capoluogo catalano la funzione di vicario in una comunità luterana di lingua tedesca.

Celebrare l’Avvento significa saper attendere:
attendere è un’arte che il nostro
tempo impaziente ha dimenticato.
Esso vuole staccare il frutto maturo
non appena germoglia;
ma gli occhi ingordi vengono soltanto illusi,
perché un frutto apparentemente così squisito
è dentro ancora verde,
e mani prive di rispetto gettano via ingrate
ciò che le ha deluse.
Chi non conosce la beatitudine acerba dell’attendere,
cioè la rinuncia a qualcosa nella speranza,
non potrà mai gustare tutta la benedizione dell’adempimento.

Chi non conosce la necessità
di lottare con le domande più profonde della vita,
della sua vita e nell’attesa
non tiene aperti gli occhi con desiderio finché la verità non gli si rivela,
costui non può figurarsi nulla della magnificenza
di questo momento in cui risplenderà la chiarezza;
e chi vuole ambire all’amicizia
e all’amore di altro,
senza attendere che la sua anima si apra
all’altro fino ad averne accesso,
a costui rimarrà eternamente nascosta
la profonda benedizione di una vita
che si svolge tra due anime.

Nel mondo dobbiamo attendere le cose
più grandi, più profonde, più delicate,
e questo non avviene in modo tempestoso,
ma secondo la legge divina
della germinazione, della crescita e dello sviluppo. 
[Barcellona, 2 dicembre 1928]

Nota:
Questa riflessione è tratta da: Dietrich Bonhoeffer Voglio vivere questi giorni con voi
Queriniana, Brescia 2008, p. 379. Si ringrazia la casa editrice Queriniana del permesso accordato per la pubblicazione in questa rubrica.
Per il testo in lingua originale: clicca qui
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