E' passato inosservato, causa pandemia e festività, l'accordo storico tra Ue e Cina.
Dopo ben 7 anni di trattative, il 30 dicembre scorso è stato siglato un accordo sugli investimenti che facilita l'ingresso delle imprese europee in Cina, risultato dovuto anche alla attività svolta dalla cancelliere Angela Merkel.
L'accordo garantisce, alle imprese europee, parità di trattamento con quelle cinesi in settori quali la finanza, la sanità, l'ambiente e i trasporti ed è eliminato l'obbligo di costituire società a partecipazione mista con quelle cinesi per poter accedere al mercato locale. L'accordo omologa le attività sino-europee a quelle in vigore tra gli Usa e la Cina.
Rimane il problema della violazione cinese dei diritti umani (si veda Xinjiang e Hong Kong).
Insomma, si va verso una regolamentazione delle attività imprenditoriali europee che in questi decenni avevano sofferto di un indubbio vantaggio concorrenziale cinese.
Risultato favorevole ottenuto grazie alle trattative condotte come Ue e non come singolo Stato, come era successo due anni fa con l'accordo Italia-Cina del governo 5stelle-Lega, che aveva steso il tappeto rosso al presidente cinese Xi Jinping.
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