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Mercosur. Le politiche italiane contro i consumatori
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Editoriale di Vincenzo Donvito Maxia
19 novembre 2024 11:46
 

E’  cominciata un'altra litania del governo contro i consumatori. Questa volta è contro l’accordo Ue-Mercosur. 


Ogni tanto i nostri politici di governo cercano di capire cosa fare per potersi distinguere, senza assumersi le responsabilità come, per esempio, nel caso della ratifica della riforma del Mes (Meccanismo europeo di stabilità) o nel voto sulla commissione europea: in entrambi i casi hanno votato contro (commissione) o non ratificato (Mes), ma scalpitano per ottenerne lo stesso i benefici… eclatante il caso del commissario Fitto.

Per il ministro dell'Agricoltura il Mercosur non è accettabile perché non garantisce la tutela delle proprie imprese, che non sarebbero in grado di competere coi prezzi delle aziende di Uruguay, Paraguay, Brasile e Argentina. 

La stessa litania che abbiamo ascoltato per il mercato delle auto elettriche cinesi. In quest’ultimo caso il risultato è che i veicoli europei elettrici non si vendono perché, con dazi contro i cinesi di oltre il 40%, costano troppo e diverse aziende (Germania e Volkswagen docet oltre a Stellantis/Italia) pur privilegiate per la propria posizione dominante sul mercato, sono in crisi; e i politici auspicano di non rispettare i termini del green deal (fine del motore a scoppio entro il 2035), con le ovvie conseguenze ambientali che, anche a seguito delle esaltazioni per la vittoria di Trump in Usa, ritengono essere fasulle.

Questo accade perché chi ci governa non ha attenzione per i consumatori ma solo per le imprese. Incapace di definire concorrenze e mercati per un giusto equilibrio tra produzione e consumi (anche grazie ad un mercato drogato  da sussidi statali… che pagano anche chi non compra un veicolo), il Governo ha scelto il protezionismo, le frontiere chiuse, il non-mercato, ché gli consente di avere controllo politico/industriale e ricattare gli attori del settore.

Chiudere le frontiere a danno dei consumatori invece che riformare e aggiornare le proprie economie, è un atto di sconfitta sia economica che politica che, anche nel breve periodo, porta a crisi sempre più ingestibili e deleterie.


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