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 ITALIA - ITALIA - I carabinieri spacciatori di Piacenza
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Notizia 
23 luglio 2020 8:53
 
Della caserma Levante di via Caccialupo a Piacenza - davanti alla quale stazionano due carabinieri «buoni» dopo i sigilli messi dal magistrato, e non era mai successo in Italia - si è salvato solo il piantone, che stava alla porta e forse non sapeva niente. Tutti gli altri, tutti e dieci, sono finiti cinque in carcere, uno agli arresti domiciliari, tre hanno l’obbligo di presentarsi alla Polizia giudiziaria e uno non può lasciare Piacenza. I reati contestati sembrano uscire dalla serie Gomorra: spaccio di droga, per lo più hashish, ricettazione, estorsione, tortura, arresto illegale, lesioni personali, peculato, abuso d’ufficio, violenza privata e truffa. Al vertice della Piramide, come la chiamava lui stesso, l’appuntato GM, che al telefonino parlava come Scarface: «Ho fatto un’associazione a delinquere ragazzi! Noi non ci possono... a noi... siamo irraggiungibili, ok?». Un livello di impunità che DG, il pusher con cui erano in affari sintetizza così: «Hai presente Gomorra? Uguale...».

Tre anni è durata l’epopea del clan dei carabinieri piacentini. Tre anni in cui ne hanno fatte di ogni colore. Dall’arresto di pusher rivali poi torturati per farsi dare la merce da rivendere ai loro affiliati alle torture in caserma, in un audio si sente uno quasi soffocare per il waterboarding, l’ingestione forzata di acqua.
Il Procuratore capo di Piacenza Grazia Pradella, nell’annunciare gli arresti dopo 6 mesi di indagine, 75 mila intercettazioni e oltre 2 milioni di dati analizzati, è inorridita: «Non c’è stato quasi nulla di lecito in quella caserma. Gli illeciti più gravi sono stati commessi in pieno lockdown. Si tratta di una serie di reati impressionanti se si pensa che sono stati commessi da militari dell’arma che hanno disonorato la loro divisa».
Il magistrato più volte ha sottolineato la totale fiducia nell’Arma che non può essere messa in discussione da questi comportamenti criminali, anche se in divisa. A sera interviene anche il generale Giovanni Nistri, il comandante dell’Arma, al Tg1: «I fatti contestati sono gravissimi. Sono stati sospesi, ma lo Stato non si ferma. A Piacenza è in arrivo una stazione mobile e un nuovo comandante. Speriamo che quello che viene fatto dai più possa cancellare quello che è stato fatto da chi non è degno di indossare questa divisa».
Il livello di impunità dell’appuntato PM, degli appuntati scelti SC, AE, GFe del carabiniere semplice DS, ora in carcere, era tale che in una foto alcuni di loro, dentro la caserma, si erano fatti ritrarre insieme a un paio di spacciatori, mentre insieme sventolano mazzette di danaro. In un’altra foto impugnano bottiglie di champagne. Alla fine sono stati sequestrati una villa con piscina, auto di grossa cilindrata, moto ultimo modello e oltre venti conti correnti. Scrive nell’ordinanza il gip Luca Milani: «Un’immagine conta più di mille parole e questa ha il pregio di immortalare la realtà onirica nella quale gli indagati credevano di vivere».
A far scattare il blitz sono state le rivelazioni all’inizio dell’anno di un carabiniere che era stato in servizio a Piacenza convocato per altre vicende dalla polizia locale. 
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