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 AMERICHE - AMERICHE - Guerra alla droga e immigrazione. Trump minaccia il Messico perché blocchi traffici...
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5 aprile 2019 8:08
 
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha minacciato di applicare dazi alle auto importante dal Messico, se le autorita' del paese latinoamericano non faranno di piu' per fermare il flusso di immigrati irregolari e il traffico di droghe verso gli Usa. "Il Messico sa che chiuderemo il confine o imporremo dazi alle loro auto, faro' una cosa o l'altra, probabilmente iniziero' con i dazi", ha detto Trump parlando alla stampa. Il presidente statunitense ha aggiunto che dara' al Messico un anno di tempo per fermare il traffico di droghe prima di dare il via ai dazi.
Nei giorni scorsi Trump e' tornato a incalzare il Congresso e il vicino Messico sul tema del controllo dei migranti alla frontiera, rievocando la possibilita' di chiudere la frontiera sud. "Il Congresso deve riunirsi ed eliminare immediatamente le 'falle' nella frontiera. Se non si agisce, la Frontiera, o ampi settori della frontiera verranno chiusi" ha scritto Trump in un messaggio pubblicato sul proprio profilo Twitter, tornando a definire il tema una "emergenza nazionale". L'inquilino della Casa Bianca e' tornato negli ultimi giorni piu' volte sul tema, ora minacciando il blocco integrale della linea di confine, ora apprezzando gli sforzi compiuti dal Messico per arginare i flussi migratori. Il governo messicano ritiene che l'ipotesi di una chiusura non sia attuale, ma si dichiara pronto ad affrontare qualsiasi scenario.
Nella giornata di martedi', il ministro degli Esteri messicano, Marcelo Ebrard, ha detto che nonostante le minacce, gli Stati Uniti non hanno al momento intenzione di chiudere la frontiera. "Al momento non abbiamo informazioni su un blocco frontaliero", ha detto Ebrard pur segnalando alcuni "rallentamenti" nelle operazioni di transito a Ciudad Juarez, importante crocevia che collega alla cittadina texana di El Paso. "Chiudere vuol dire che non passa nessuno. Ci hanno detto che questo non succedera'", ha aggiunto Ebrard augurandosi che in questa occasione "come nelle precedenti", le informazioni fornite dalla controparte siano "veritiere".
La Casa Bianca, da tempo intenta a denunciare una eccessiva permeabilita' delle frontiere rispetto ai flussi illegali, ha intensificato l'invio di forze di sicurezza sulla linea di confine. La settimana scorsa Trump si era detto pronto a una chiusura totale della frontiera Sud, risposta estrema alla presunta inazione del Messico sul controllo dei flussi. Martedi', poco prima delle dichiarazioni di Ebrard, lo stesso Trump aveva pero' voluto evidenziare un "cambio di atteggiamento" del Messico, con un "aumento degli arresti" dei migranti illegali, attribuendone il "merito" all'innalzamento del livello di pressione dagli Usa.
Una ricostruzione smentita da Ebrard, secondo cui il Messico sul tema continua ad agire nel rispetto dei "diritti umani". Il ministro ha garantito che Citta' del Messico e' in contatto con le autorita' Usa, dal dipartimento di Stato al dipartimento per la Sicurezza interna, e Washington e' al corrente del fatto che le politiche migratorie sono "diverse. Se non riusciamo a rendere normale questa differenza, ci costera' a entrambi. Fino ad oggi abbiamo avuto un dialogo fluido", ha aggiunto il titolare della diplomazia messicana, ricordando comunque che il paese e' pronto ad afrontare "qualsiasi scenario". Ebrard ha comunque sottolineato che il fenomeno dei migranti verso il nord del continente, pur in presenza di numeri sempre alti, sta lentamente mutando, a partire dalla progressiva scomparsa delle "carovane" e del loro portato di emergenza.
A inizio settimana, il segretario alla Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Kirstjen Nielsen, aveva detto di aver accelerato l'invio di centinaia di funzionari al confine meridionale ed di preparare ad ampliare la politica di rimpatrio dei richiedenti asilo verso il Messico. L'agenzia statunitense per la protezione delle dogane e delle frontiere (Cbp) aveva annunciato il ricollocamento di 750 agenti per fare fronte a un aumento nel numero dei migranti in ingresso negli Usa. In una dichiarazione scritta, Nielsen ha detto di aver ordinato al commissario del Cbp, Kevin McAleenan, di adottare "misure di emergenza" e accelerare le operazioni di ricollocamento. L'agenzia, ha aggiunto, provvedera' anche ad "espandere immediatamente" la politica dei rimpatri dei migranti centroamericani in Messico.
Il flusso di migranti organizzati in diverse "carovane" che fanno rotta a nord si e' moltiplicato negli ultimi mesi. Una dinamica che ha dovuto misurarsi con una politica di maggiore fermezza da parte del governo statunitense, portando a congestionare i punti di accoglienza alla frontiera. Secondo il responsabile delle forze di sicurezza alla frontiera (Border patrol), Kevin McAleenan, la pressione e' divenuta poco gestibile rispetto all'esiguita' dei fondi disponbili. Gli arresti alle frontiere sono nettamente aumentati nei mesi di febbraio e marzo, segnala l'agenzia per la protezione delle dogane e delle frontiere. "Ci saranno impatti sul traffico alla frontiera", ha detto McAleenan in una conferenza stampa a El Paso, in Texas che, dopo anni di relativa calma, e' diventato il tratto di confine maggiormente interessato dagli attraversamenti illegali dopo il Rio Grande, sempre nel Texas.
Gli arresti al confine messicano sono saliti a 66.450 a febbraio, con un aumento del 149 per cento rispetto a un anno prima, mentre gli arresti a El Paso delle pattuglie di frontiera e' circa otto volte superiori a quelli di un anno fa. McAleenan ha detto che l'agenzia e' sulla buona strada per arrivare a 100.000 arresti o accessi negati in un mese, circa il 30 percento in piu' rispetto a febbraio e circa il doppio dello stesso periodo dell'anno scorso. Circa 55.000 immigrati irregolari sono arrivati come nuclei familiari, tra cui 40.000 minori. Il commissario ha affermato che il confine e' ad "un punto di rottura", avvalorando la linea dell'amministrazione presidenziale Usa, che definisce la situazione al confine una emergenza nazionale.
(agenzia Nova)
 
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